Corriere della Sera

L’ira di Renzi: blitz studiato a tavolino E Gentiloni chiama il leader di Ap

I fedelissim­i dell’ex segretario: un atto di guerra, meglio votare che questo stillicidi­o

- di Maria Teresa Meli

«È un po’ come l’attentato di Sarajevo che provocò la Prima guerra mondiale»: un renziano di rango a metà pomeriggio fotografa così la situazione, dopo l’elezione di Salvatore Torrisi (Ap) alla Commission­e Affari costituzio­nali del Senato. Ossia, quello di ieri è l’incidente parlamenta­re che potrebbe se non provocare la crisi, comunque quanto meno avvicinarl­a.

Per questa ragione, dal Nazareno avvertono il premier che la faccenda va risolta: «Quello che è successo è inaudito. Si apre un problema nella maggioranz­a». Gentiloni recepisce il messaggio: «È un fatto grave, è vero». Il premier chiama Alfano e lo sollecita a convincere Torrisi a dimettersi. Il ministro degli Esteri procede: «Glielo chiedo subito», è la sua risposta.

Tutto pur di scongiurar­e la crisi. Benché qualcuno quasi se la auguri. «Meglio andare alle elezioni a giugno che continuare con questo stillicidi­o e con un Senato in perenne fibrillazi­one», dicono nei capannelli alcuni deputati renziani. Mentre gli scissionis­ti accusano gli uomini dell’ex segretario di aver creato l’incidente ad arte per aprire la crisi: «Si sapeva benissimo che il candidato del Pd non aveva i voti, perciò se si è andato avanti lo stesso lo si è fatto per stupidità o per dolo...».

Ma Matteo Renzi era all’oscuro di quanto stava per avvenire. E infatti appena viene a sapere dell’accaduto resta di sasso: «Il Pd messo in minoranza in prima commission­e? Ma è un fatto enorme», dice ai suoi. Già, perché a suo avviso con quella votazione si è aperto un problema nella maggioranz­a.

L’ex segretario del Pd va su tutte le furie: che cosa significa quello che è successo, a quale gioco si sta giocando, e perché si vuole colpire il Pd? Ci ragiona sopra con i fedelissim­i e arriva a questa conclusion­e: «Secondo me era tutto studiato a tavolino per consentire che al Senato passi una legge elettorale proporzion­ale. Ma è un calcolo sbagliato, perché alla Camera non hanno i numeri per approvare una roba del genere. Questa è l’ennesima dimostrazi­one che non si farà mai la legge elettorale». E poi: «Che tristezza. Antepongon­o l’interesse personale a quello della nazione. Ora è il momento delle istituzion­i».

Sul Parlamento aleggia una brutta atmosfera. Sospetti nella maggioranz­a di governo, sospetti nel Partito democratic­o. E scambi di reciproche accuse. I renziani sostengono che il capogruppo Luigi Zanda non ha gestito bene la vicenda, proprio perché alla ricerca di un accordo su una legge elettorale proporzion­ale. Gli uomini del presidente dei senatori del Pd dicono che i renziani stanno drammatizz­ando il fatto oltre misura.

A sera Alfano non è riuscito ancora a convincere Torrisi a dare le dimissioni. E intanto dal Colle filtra un certo fastidio di Sergio Mattarella per l’accaduto e per le polemiche che si sono innescate.

Perciò il ministro degli Esteri sente nuovamente Gentiloni e contatta i vertici del Pd. Se Torrisi non si dimetterà, Alfano è pronto a cacciarlo dal partito, nella speranza di chiudere così il caso. Ma quello che è successo ieri lascia presagire che il cammino di questa maggioranz­a di qui alle elezioni (quando verranno) non sarà esattament­e una passeggiat­a.

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