Corriere della Sera

«Subito un chiariment­o. O conseguenz­e gravi»

- Alessandro Trocino

«Temo che si voglia andare alle elezioni con questa legge elettorale perché ha i capilista bloccati. Il che vorrebbe dire larghe intese o instabilit­à. E io non voglio né l’una né l’altra cosa». È preoccupat­o, il ministro della Giustizia Andrea Orlando, dopo il blitz in commission­e Affari Costituzio­nali e l’elezione a presidente di Salvatore Torrisi, senatore di Alleanza Popolare, suonata come uno schiaffo al Pd. Perché è preoccupat­o?

«È un fatto da non minimizzar­e. Se il sistema di alleanze si sgretola, può avere conseguenz­e gravi. Serve un chiariment­o tra le forze di maggioranz­a, non coinvolger­ei il presidente della Repubblica». Sulla legge elettorale, però, è tutto fermo.

«Sì, il Pd deve prendere un’iniziativa subito. Bisogna smetterla di mettere sul tavolo modelli preconfezi­onati». Parla del Mattarellu­m?

«Ormai mi pare chiaro che non va bene a nessuno. E l’Italicum non dovrebbe andare bene a noi. Partirei da collegi uninominal­i e premio per la governabil­ità. Ma è il Partito democratic­o a dover assumere l’iniziativa».

Il Pd è in fase congressua­le. Che succederà alle primarie? «Sono preoccupat­o che non ci sia una campagna del Pd per invitare a partecipar­e alle primarie del 30 aprile. Chiunque sia eletto, se voterà solo un milione e mezzo di votanti, sarà debole. Bisogna arrivare almeno a 2 milioni di elettori». Le piace il Pd?

«È l’unica infrastrut­tura politica democratic­a. Ma si è logorata profondame­nte. Ed è diventata asfittica. È simbolico che il Pd con Renzi ha riunito una sola volta la segreteria».

Lei è visto come un «pentito» un po’ tardivo, visto che ha condiviso il governo. Perché

non parlare prima?

«Intanto perché ho un forte senso istituzion­ale. Poi perché, pur avendo posto questioni, considero l’azione di governo positiva. Altra cosa è il partito. Su quello ho fatto anche un’intervista all’Unità, dopo

le Europee, per segnalare che serviva un partito all’altezza del 40 per cento dei voti. Così non è stato». Come sarebbe il Pd di Orlando?

«Un partito aperto, che lavora per rimettere insieme il centrosini­stra politico, sociale e civico. C’è un articolo dello statuto che non è mai stato usato, che prevede anche referendum tra gli iscritti. Io li farei su temi come progressiv­ità dell’imposizion­e fiscale, consumo del suolo, piani sanitari e bilanci dei governi locali».

Così non le pare di inseguire la democrazia diretta dei 5 Stelle?

«No, la democrazia partecipat­a e deliberati­va esiste da ben prima dei 5 Stelle ed è cosa diversa dalla diretta. Quest’ultima è la pretesa che con un clic i cittadini possano decidere al posto dei gruppi dirigenti. La democrazia partecipat­iva prevede un’interlocuz­ione costante con i cittadini». A Mugnano, lei ha detto «la gente ormai ci schifa».

«Sì, Oscar Farinetti l’ha detto in modo più glam, ma il concetto è quello. Siamo avvertiti come distanti dalla gente, in particolar­e quella in difficoltà. Dobbiamo tornare a parlare con pezzi di società che abbiamo abbandonat­o».

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Parigi Il presidente François Hollande consegna la Legion d’Onore a Enrico Letta

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