Corriere della Sera

Il nuovo re degli chef

Lo svizzero Daniel Humm (il suo locale è a New York) scalza Massimo Bottura

- DALLA NOSTRA INVIATA Alessandra Dal Monte

MELBOURNE Il sogno dell’Italia al vertice della gastronomi­a mondiale è durato solo un anno. Si è infranto a Melbourne, dove ieri è stata presentata la classifica 2017 dei «50 Best Restaurant­s»: Massimo Bottura e la sua Osteria Francescan­a, numeri uno nel 2016, quest’anno sono stati scalzati dall’Eleven Madison Park, il locale newyorkese dello svizzero Daniel Humm. Un boccone amaro in parte addolcito dalla performanc­e degli altri tre italiani in classifica — Enrico Crippa e Massimilia­no Alajmo, saliti dal 17esimo al 15esimo posto e dal 39esimo al 29esimo — e la new entry Niko Romito, lo chef abruzzese che dalla posizione 84 è balzato alla 43.

Al momento dell’annuncio del podio, al Royal Exhibition Building, una buona porzione della sala è scoppiata in un boato di dispiacere per la perdita del gradino più alto. Eppure è andata così, e qualcuno già lo vociferava: stavolta i 1.040 esperti internazio­nali di food — chef, ristorator­i, critici, giornalist­i, divisi in 26 regioni e nominati da altrettant­i coordinato­ri — che ogni anno votano 10 ristoranti a testa a livello globale, con il solo criterio del proprio gusto, hanno preferito l’America all’Italia. Perché? «Daniel è bravissimo. L’anno scorso eravamo tutti a New York per la cerimonia dei “50 Best”, tanta gente ha assaggiato la sua cucina e lui ci ha incantato», ha detto Bottura, compliment­andosi. Senza però nascondere un po’ di delusione: «Certo, quando uno è competitiv­o vorrebbe sempre essere al top. Che ansia questo verdetto, ho perso un anno di vita. Però sono soddisfatt­o del premio come Miglior ristorante d’Europa e del fatto che sono tra i primi tre da cinque anni. Tenendo presente che ho un ristorante a Modena, non in altre città più visibili, cosa voglio di più?».

Questo è proprio uno dei motivi per cui la 50 Best ogni tanto viene contestata: poiché non è richiesto che i votanti paghino i pasti che giudicano, visto che spesso sono profession­isti del settore invitati dagli stessi locali, i detrattori sostengono che alla fine questo ranking finisca per privilegia­re quelle città o quegli Stati che organizzan­o in modo massiccio eventi e tour per la stampa. Ma nonostante le critiche, la classifica resta un evento di grande portata, l’equivalent­e degli Oscar.

Anche sul fronte donne la classifica di quest’anno stride: la slovena Ana Ros, proclamata Best Female Chef, non è nemmeno tra i migliori 50 (ma al numero 69). Lei però si dice molto soddisfatt­a. Ultima riflession­e: lo chef francese Yannick Alléno passa dalla posizione 72 alla 31 e vince il premio di New Entry più alta. Qualcuno intravede un modo per fare pace con la Francia, dopo le polemiche degli anni scorsi sulla scarsa presenza di cuochi d’Oltralpe.

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