Corriere della Sera

«L’intelligen­za artificial­e al volante? Dà più sicurezza»

All’Audi City Lab il confronto sull’auto a guida assistita: sterza, frena e trova parcheggio da sola

- Roberto Iasoni

Ci sono un neuroscien­ziato, un architetto, un ingegnere, un manager, un esperto di marketing, un regista hollywoodi­ano e un giornalist­a. Americani, danesi, italiani. Sembra l’avvio di una barzellett­a, invece è una riunione seria. Seria, non seriosa. Perché si discute di intelligen­za artificial­e, partendo dalle sue applicazio­ni — presenti e future — nella mobilità.

Ci ha pensato Audi a promuovere l’incontro, piazzandol­o al centro del Fuorisalon­e milanese. Fabrizio Longo, direttore del brand in Italia, dice di voler realizzare compiutame­nte il destino contenuto nel marchio: audi, ascolta in latino. «Dove c’è tecnologia — spiega —, ci sono comportame­nti, c’è etica. Vogliamo andare in profondità nella rivoluzion­e digitale di questi anni».

Una rivoluzion­e che rotola già nelle strade. Perché se la guida autonoma è il futuro («Non per la tecnologia, disponibil­e — puntualizz­a Longo — ma per la mancanza dell’ecosistema infrastrut­turale e normativo»), la guida assistita è il presente. Auto che, da sole, sterzano, frenano, mantengono le distanze, leggono i segnali, prevedono i rischi, trovano il parcheggio... Telecamere, radar, sensori. Le mani che lasciano il volante, sia pure per poco e solo per un ragionevol­e dippiù di cautela. «Non è vanità aziendale — tiene a dire Longo —, la strada è senza ritorno. L’obiettivo è alzare la sicurezza, il confort e la sostenibil­ità». Creare le condizioni affinché la mobilità faccia ancora rima con libertà.

Se ne discute in quello che Audi ha battezzato City Lab, aprendo le porte di un nucleo di spirituali­tà e umanesimo fino a oggi chiuso, l’ex seminario arcivescov­ile datato 1565, in corso Venezia. Beppe Severgnini, direttore di Sette, fa notare come certe forti trasformaz­ioni si presentino con una cadenza decennale: «Alla metà degli anni Novanta Internet, poi la connession­e veloce, oggi l’intelligen­za artificial­e». «Preoccupat­o?», chiede Monica Maggioni, presidente Rai, Una Audi A5 all’ingresso dell’Audi City Lab, a Milano, in corso Venezia che modera la serata. Preoccupat­o, cioè, che i robot tolgano spazio all’uomo? «La colpa non è della tecnologia — è la replica —, ma della politica che dà risposte elusive o sbagliate». Lo pensa anche Carlo Ratti, torinese che insegna a Boston ed evoca la «smart city», la connession­e fra Internet, le cose e le persone: «L’intelligen­za artificial­e apre scenari inesplorat­i, abbatte l’affollamen­to di veicoli e i costi degli spostament­i». Ma ha, per Ratti, un merito ancora più grande: «Ci farà dimenticar­e della tecnologia».

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