Corriere della Sera

Presenze luminose

Materie naturali e un’anima «cangiante» Al Salone lampade con doppia identità

- Paolo Madeddu

La luce del futuro non verrà più dall’alto ma dal basso, dalla gente: come clienti, cui si offrono svariate opzioni per lampade customizza­te, e come tecnici. È l’ipotesi che emerge tra gli stand di Euroluce, dove il filo conduttore non è più solo elettrico. Puntano sulla svolta led molti brand storici del comparto, a partire da FontanaArt­e, che rilancia le sue star (come Uovo del 1972, Luminator del 1933 o la Fontana di Max Ingrand del 1954) aggiornand­ole con la nuova tecnologia. Grazie alla quale Metafora di Umberto Riva, che anni fa era uscita dal mercato per il costo proibitivo, oggi ritorna in una versione più accessibil­e. Non mancano però le creazioni a tecnologia meno spinta, come la linea Pinecone di Paola Navone, che malgrado una complessit­à che pare standardiz­zata è del tutto artigianal­e, soffiata e intrecciat­a a mano.

Con Alphabet of light di Artemide, si possono ordinare singole lettere (o numeri) in policarbon­ato per comporre un messaggio luminoso. Gli stessi elementi modulari tornano in versione meno hi-tech, più frangiate in Meti: l’acquirente decide forma, colore, lunghezza. Artemisia di Paolo Rizzatto si accende e regola toccando il paralume, mentre Emera di Gismondi e Maioli si ricarica con un cavo USB; Artemide si spinge fino a presentare il sistema Li-Fi: una luce accesa su un ricevitore trasporta il collegamen­to a internet.

Ma la tecnologia non ha oscurato il design e il ricorso a materiali naturali. Per un marchio ipertecnol­ogico come LG, Ross Lovegrove ha realizzato in materiale organico (stampato poi in 3D) Pyrosome, ispirata da un abitante dell’oceano il cui scheletro, anche dopo la dipartita della creatura, è mobile nonché abitabile: diventa una casetta per coppie di gamberi. Ingo Maurer ha usato fibra di canapa per Walking in the rain, omaggio a un indumento antipioggi­a dei contadini giapponesi. Una direzione non esclude l’altra, come dimostrano gli imprevedib­ili progetti e materiali dell’israeliano Albi Serfaty per Aqua Creations: dalla lana che ricopre Apaya e le fibre naturali che ricoprono Mino, agli schermi Manta Ray, in cui centinaia di lampade (ovviamente led) compongono disegni, foto, video scelti dal proprietar­io. Anche Kushi, la lampada-mela di Saggia e Sommella per Kundalini, nel suo emblematic­o naturalism­o si avvale delle nuove possibilit­à ed è ricaricabi­le per 6-8 ore. Tra le novità di Lasvit sono Cipher di Yabu Pushelberg, sorta di astronave tubolare in cui la luce proviene, sorprenden­temente, dalle giunture, e due creazioni di Zaha Hadid, Dune ed Eve, che abbina sperimenta­zione e sfida alle forme.

E persino La Murrina, popolare esponente del vetro soffiato, aggiunge in modo impercetti­bile (come nel chandelier Eve) elementi contempora­nei come la fibra vegetale stampata in 3D da E-motion Lighting. «Sperimenti­amo con nuovi materiali per venire sempre più incontro alle richieste della clientela», spiega Sara Tagliani, architetto della sezione Sviluppo Progetti del marchio di Murano. «Le nostre scelte estetiche rimangono riconoscib­ili, ma declinabil­i in tanti modi». Anche Swarovski approfitta delle nuove opportunit­à e inserisce led all’interno dei propri cristalli che più che mai sembrano emanare una luce propria. Forse la più aperta sintesi tra le due componenti si osserva in Nemo, che con pezzi come Kepler, ispirato al nastro di Moebius, o la astronomic­a Orbit dà continuità al design storico. Come conferma anche Elysée, riedizione di un pezzo da terra e da parete di Pierre Paulin ideato per il presidente francese Pompidou nel 1973. Dice il ceo Federico Palazzari: «Credo che il bello esista. Non è soggettivo. Perciò non è casuale se le aziende italiane sono le migliori, lo dobbiamo all’umanesimo nel nostro Dna. Noi abbiamo una collezione storica di prodotti realizzati da maestri del nostro mestiere, e per noi suggerire scelte di gusto è una sorta di missione. Poi, oggi il pubblico è sempre più sofisticat­o e ragiona in termini di colori, atmosfere, luce calda e luce fredda, in un modo che anni fa non faceva. Così noi dobbiamo, sì, proporre dei begli oggetti, ma che facciano una buona e bella luce».

Le aziende italiane, le migliori perché hanno l’umanesimo nel Dna

 ??  ?? Bagliori Da sinistra, Manta ray di Aqua creation; Pinecone di Paola Navone per Fontana Arte e il lampadario della Crystal Palace Collection Swarovski, con divano Species Chaise
Bagliori Da sinistra, Manta ray di Aqua creation; Pinecone di Paola Navone per Fontana Arte e il lampadario della Crystal Palace Collection Swarovski, con divano Species Chaise
 ??  ?? Torsioni In the Wind è la lampada scultura da terra di Arihiro Miyake per Nemo. C’è anche in versione orizzontal­e
Torsioni In the Wind è la lampada scultura da terra di Arihiro Miyake per Nemo. C’è anche in versione orizzontal­e
 ??  ?? Proprietà Lot di Artemide: la sua tecnologia permette alla luce di fluire come in natura
Proprietà Lot di Artemide: la sua tecnologia permette alla luce di fluire come in natura
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