Corriere della Sera

Lo spettacolo è in vetrina. E si fa arte

Gli orsi di Pivi, l’illusione di Costin e i negozi «vestiti» Hermès

- Enrica Roddolo

«L’arte entra in vetrina, o è la vetrina a farsi opera d’arte? Entrambe le cose. Nel caso del lavoro che ho fatto per la Rinascente a Milano sono gli orsi a irrompere», dice al Corriere Paola Pivi. Con Senza titolo (aereo), un Fiat G-91 rovesciato sull’abitacolo vinse il Leone d’Oro alla Biennale di Venezia di Harald Szeeman, 1999. Adesso con «I am tired of eating fish» ridisegna con stile surreale le vetrine del department store. «E poi oggi l’arte contempora­nea è entrata nella nostra vita — continua Pivi —. Negli anni 90, operare in Italia nel contempora­neo era come lavorare per una setta segreta, un mondo chiuso al pubblico».

L’arte e il design: due mondi che dialogano in modo sempre più stretto. Concorda? «Vero, oggi sono mondi vicini ma anche nel caso di Bauhaus era difficile dire se si trattasse di artisti o designer. E che dire di Schiaparel­li?». Già, Elsa Schiaparel­li fece dei suoi abiti manifesti del surrealism­o.

E sono opere d’arte, oniriche, anche le vetrine che Zara Home ha chiesto a Simon Costin. Il risultato è «La grande illusione»: il monomarca in San Babila a Milano teatro di un concept surreale. «Da che cosa sono partito? Ho sviluppato il concept da una serie di incisioni del XVII secolo, composte dagli oggetti che i personaggi mettevano in vendita. Per esempio, una donna “fatta” di cesti. E visto il gusto di Zara Home di riprendere linee storiche mi è parsa una buona idea. In fondo, l’unico brief era di creare qualcosa di magico». Ha lavorato con tutto il fashion set, da Gucci a Valentino: quanta moda c’è nel design? «Il fashion design è un aspetto delle tante forme del design».

L’eleganza made in Italy delle scarpe del «calzolaio dei sogni» Salvatore Ferragamo, dialoga invece con l’installazi­one «Vincent Van Duysen for Molteni&C and Salvatore Ferragamo», nelle vetrine di via Monte Napoleone. Interament­e allestite con pezzi disegnati dall’architetto belga. Mentre Hermès riveste i negozi di Brera con le sue carte da parati. Un’installazi­one urbana diffusa: la carta Mille Jeux di Gianpaolo Pagni per il Bar Brera, Les Carreaux e Les Cabanes di Nigel Peake per il panificio Pattini, e Promenade au Faubourg di Nigel Peake per la facciata della gelateria Solferino.

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Illusionis­mo Simon Costin per Zara Home; il panificio di Brera «vestito» Hermès e l’orso di Paola Pivi (Rinascente)
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