Corriere della Sera

L’arredo armonico

- Roberta Scorranese rscorranes­e@corriere.it

progetto «Never Stop Living Kindness» (nell’appartamen­to di via San Tomaso 6), fondato sui rituali della gentilezza e dell’accoglienz­a, con performanc­e e incontri dal vivo.

Sostantivi sepolti dalla fretta? «Paradossal­mente — continua Spagna — quelle tecnologie che avrebbero dovuto farci aprire agli altri, ci inducono alla chiusura. Prendiamo il wi-fi: alla sera, stanchi, ci rintaniamo nelle nostre case e cerchiamo compagnia virtuale. Con un arredament­o che è fatto per persone che cercano relax. Non sentiamo la solitudine perché sempre connessi, ma il sistema dell’ospitalità ne risente. Fateci caso: è il mondo che viene a visitarci in casa, con notizie e stimoli virtuali!». Ma è un mondo finto, non gli si può mostrare il bagno rompendo quella barriera tra pubblico e privato in un invito alla familiarit­à che aveva incuriosit­o anche il grande sociologo canadese Erving Goffman.

E ancora. In questo Fuorisalon­e, Ikea, in zona Ventura/ Lambrate, propone incontri e performanc­e nel progetto «Let’s make room for life», un titolo-manifesto. A proposito del colosso svedese, non è che scegliamo sempre di più mobili semplici, funzionali e scarni perché servono solo a noi e non sono da mostrare agli ospiti?

«Penso di sì — conferma Lelli Mami —. Ecco perché noi ci ispiriamo a designer e architetti che, al contrario, hanno immaginato l’arredo come un’armonia, dal cucchiaio alle scale, perché immaginata come qualcosa da vivere. Penso a Gio Ponti per il passato e a Ilse Crawford per il presente».

Ma dove si ritrova l’antica ritualità della visitazion­e? «Paradossal­mente in alcune comunità di immigrati — conclude Spagna — ma non sempre gli riesce. O perché non hanno i mezzi (case spaziose) o perché spesso le visite, specie se rumorose, sono viste con sospetto dagli italiani».

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