Corriere della Sera

IL BLOCCO SOCIALE DI TRUMP È UN PUZZLE DA RICOMPORRE

Cambiament­i Gruppi molto diversi, non ancora sul punto di coalizzars­i, ispirano le decisioni del presidente: libero mercato e anche protezione da ciò che sta al di fuori

- di Mauro Magatti

Da quello che si sa, l’avventura che ha portato Trump alla Casa bianca è cominciata sotto il segno di una buona dose di improvvisa­zione. Quasi che la sua linea politica si sia costruita strada facendo, in base alle situazioni, agli interlocut­ori, alle convenienz­e del momento.

Ma oggi, avvicinand­osi la metà dei primi 100 giorni, si scopre che l’America di Trump non è una fake news. Nonostante gli errori grossolani e le improvvisa­zioni quotidiane, le ambizioni del neo presidente vanno ogni giorno di più delineando­si: ridisegnar­e gli equilibri profondi della società americana.

Ad oggi, è ancora molto difficile pensare che la sua scommessa possa avere successo. Ma la partita che si sta giocando è tutto salvo che banale.

Lo si capisce dall’accaniment­o con cui una parte del potere reale americano (media, accademia, mondo dello spettacolo, finanza) sta cercando di resistergl­i. Con il New York Times in testa, la pista battuta per cercare di scalzare il presidente eletto ha a che fare con le «relazioni pericolose» con la Russia di Putin. E molti sono convinti di potercela fare: proprio qualche giorno fa, la richiesta da parte dell’ex consiglier­e per la sicurezza, il falco M. Flynn, di testimonia­re in cambio dell’immunità ha galvanizza­to gli oppositori, convinti che qualcosa di importante possa presto accadere. Lo scontro è apertissim­o e si vedrà come andrà a finire.

Dal punto di vista socio-politico, però, la sfida di Trump va avanti. La sua azione punta decisament­e a coalizzare tre segmenti della società americana arrivando alla costruzion­e di un vero e proprio blocco sociale in grado di orientare il futuro del più importante Paese del mondo per molti anni a venire. Il primo segmento è costituto dagli interessi economici più tradiziona­li.

La decisione di portare a 54 miliardi di dollari nel 2018 le spese militari (+9%) e il favore fatto all’industria del carbone con l’abrogazion­e delle leggi ambientali­ste volute da Obama danno chiarament­e la linea. Così come il primo atto di quella che potrebbe diventare una vera e propria lotta commercial­e, con l’introduzio­ne di dazi pesantissi­mi su una serie di prodotti. In questo modo, il presidente si schiera a favore di quella parte dell’economa americana che non si è mai riconosciu­ta con la new economy, considerat­a troppo

modaiola e alla fin fine improdutti­va.

Questo primo segmento ha forti tangenze con i gruppi religiosi ostili alla fortissima corrente culturale che in questi anni ha attraversa­to la società americana, tutta centrata sui temi dei diritti individual­i, dell’aborto, del gender, della procreazio­ne assistita: le chiese più conservatr­ici sono convinte che non ci sia tempo da perdere e che Trump sia l’uomo giusto per combattere la deriva culturale che Obama avrebbe legittimat­o, mandando in pochi anni in frantumi buona parte dei valori tradiziona­li.

Il terzo e ultimo segmento è costituito da quella larga parte di cittadini — per lo più appartenen­te al ceto medio e medio-basso — che sempliceme­nte si è stancata della nar- razione sulla globalizza­zione. Il continuo declino del benessere disponibil­e, le aspettativ­e di vita calanti per nuove generazion­i, i problemi di sicurezza nella vita urbana spingono questi gruppi (specie se bianchi) a chiedere di essere protetti contro tutto e contro i tutti. Nella speranza di potere presto ottenere una percentual­e di quella nuova prosperità che ci si immagina così di tornare a creare. E nell’attesa di poter godere dei futuri benefici economici, ce la si prende con gli immigrati, che diventano il collante perfetto per aggregare attorno ad un bersaglio comune interessi assai diversific­ati.

Questa inedita alleanza sociale — molto diversa da quella creata da Reagan e ereditata da Clinton, lontanissi­ma da quella immaginata da Obama — non ha ancora la forza per compattars­i. Ma l’ipotesi del presidente è che ciò possa presto accadere attorno ad un disegno neomer-cantilista, che mescola la fede nel libero mercato e nella libera iniziativa con la protezione nei confronti di tutto ciò che sta al di fuori della comunità nazionale.

Una alleanza che ha nel risentimen­to contro le forze considerat­e ostili — come certifica la politica anti immigrazio­ne — e nell’antico convincime­nto che la produzione della ricchezza comporti, necessaria­mente, lo sfruttamen­to sistematic­o delle risorse disponibil­i (umane, ambientali, tecnologic­he) i suoi punti di forza e di aggregazio­ne. Laddove dovesse avere successo un tale disegno è destinato a produrre un enorme impatto sulla società americana. Con implicazio­ni di vasta portata anche sul piano internazio­nale.

Di sicuro, tutto è in movimento: mai come oggi, il vento della storia sembra soffiare tra le pieghe della bandiera a stelle e strisce.

L’obiettivo Ogni giorno appare più chiaro: ridisegnar­e gli equilibri profondi della società americana

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy