Corriere della Sera

Una pizza a New York con un ospite speciale

- Di Beppe Severgnini

Giovedì 18 novembre 1999, ore 20. Il gentiluomo toscano in abito blu sembra spaesato, nella Angelo’s Coal Oven Pizzeria di Manhattan, piena di giovani italiani vocianti. 117, West 57th Street, NY 10019.

È in corso un esperiment­o. I lettori del blog/forum Italians del Corriere della sera — da cui questa rubrica prende il nome — si trovano di persona, dopo essersi conosciuti online. Internet è una bambina, i social sono là da venire. La prima Pizza Italians — una premonizio­ne di meet-up, senza intenti politici — s’era tenuta a Londra, un mese prima: cento persone, tutte contente. La replica a New York è organizzat­a da due connaziona­li residenti, Giada e Cristina.

Angelo, il titolare della pizzeria (che è greco), appare infastidit­o dal baccano dei saluti e delle ordinazion­i («Ah, tu sei quello che scrive i post su Clinton!», «Tre margherite e due capriccios­e!»). Il gentiluomo toscano si guarda intorno. È sorpreso d’essere l’unico a non avere un indirizzo email. Suggerisce di «studiare il momentum della serata»: quanti matrimoni ne sarebbero derivati? Sembra incuriosit­o, in mezzo a connaziona­li mezzo secolo più giovani. La bella curiosità che accende gli occhi e sveglia il cuore, a tutte le età.

Mi chiede: «Ma questi comprano il Corriere della Sera?». «Non so», gli rispondo. «Ma intanto sono qui, si conoscono e mi conoscono. Sanno che il giornale ha pensato a loro. E, comunque, ognuno paga la sua pizza». «Ognuno si paga la pizza?!». «Be’, sì. Cento pizze in nota-spese non me le passano». «Capisco. Interessan­te».

La serata prosegue, i ragazzi sono contenti, la birra scende e la voce sale. Noi italiani abbiamo le nostre debolezze; ma siamo animali sociali, sempre felici di ritrovarsi, spesso generosi.

Il gentiluomo toscano — accademico, battaglier­o, polemico — non perde nulla di quella commedia nazionale, autunnale, speciale.

Di Pizze Italians, tra il 1999 e il 2010, ne abbiamo organizzat­e altre 102, in tutti i continenti (http://italians.corriere.it/ pizze).

Non ricordo tutto, ovviamente. Ma il sorriso del professor Giovanni Sartori, quand’è uscito sul marciapied­e di Manhattan, non lo dimentiche­rò mai.

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