Scorrerie in Borsa, il tetto del 10% E sulle bollette slitta il mercato libero
Dopo l’ennesimo rinvio del disegno di legge sulla concorrenza — che doveva essere discusso ieri e invece sarà votato nell’aula del Senato dopo il 18 aprile — due appaiono ancora i nodi da sciogliere: il governo e la maggioranza stanno valutando tecnicamente se è possibile inserire la norma anti scorrerie (dopo la scalata di Vivendi a Mediaset) nel ddl — con la prima soglia al 10%. In pratica il provvedimento prevede che, superati certi limiti di acquisto delle azioni nella società target, l’investitore sia obbligato a diffondere una lettera di intenti in cui spiega i suoi obiettivi nei sei mesi successivi: le altre soglie individuate dal governo sono fissate al 20 e al 25% del capitale azionario. In alternativa al ddl, si cercherà di trovare un altro strumento legislativo adatto. La seconda novità, annunciata dal ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, è che slitta a giugno 2019 la fine del mercato tutelato di energia e gas: una norma che interessa oltre 20 milioni di utenti.
Come si ricorderà, la proposta di legge per liberalizzare i mercati e stimolare l’economia, è stata approvata dal Consiglio dei ministri nel lontano
Superati certi limiti di acquisto delle azioni l’investitore dovrà motivare l’operazione
febbraio 2015 e poi è rimasta impantanata in Parlamento: il testo, però, rimarrà lo stesso approvato ad agosto 2016 dalla Camera. Quindi non ci sarà un altro passaggio nella Commissione Industria del Senato, che rischierebbe di fare perdere altre settimane o forse mesi: ieri il tema è stato discusso in una riunione tra maggioranza e esecutivo che vuole accelerare l’iter anche perché questa legge «è tra le richieste più importanti che arrivano dall’Europa», precisa Calenda. Per questo il governo presenterà in Senato, ponendo la fiducia, un maxiemendamento che potrebbe contenere un’unica modifica: l’emendamento anti scorrerie. Lo stesso ministro fa notare in merito allo slittamento della fine del mercato tutelato: «Serve un sufficiente lasso di tempo per fare il lavoro che va fatto con grandissima cautela e garanzie che non ci sia un aumento dei prezzi. Al riguardo, non ci può essere alcun rischio». Del resto se il ddl fosse stato approvato nel 2015, erano previsti 2 anni per gli adempimenti tecnici.
Le altre questioni molto discusse, a cominciare dalla norma su Flixibus (i viaggi in pullman low cost ostacolati da un provvedimento anti concorrenza inserito nel ddl milleproroghe) «verranno trattate in un nuovo decreto sulla concorrenza», ha spiegato il sottosegretario al Mise, Antonio Gentile. Ma non è escluso che i paletti possano essere rimossi più rapidamente inserendo la norma nel decreto legge «Enti locali». Intanto l’ennesimo rinvio del ddl ha fatto infuriare i relatori, Luigi Marino (Ap) e Salvatore Tomaselli (Pd). Marino ha addirittura minacciato di rinunciare al ruolo di relatore. Poi, nel pomeriggio, «solo per senso di responsabilità», ha fatto marcia indietro.