Corriere della Sera

La vita è una buona serie I più piccoli lo sanno

L’Iliade insegna ancora la formula perfetta: la letteratur­a come sequenza di esperienze e storie

- Francesco Gungui

Entrando in una qualsiasi libreria nel reparto bambini e ragazzi, salta subito all’occhio la differenza. Se gli scaffali dedicati alla narrativa per adulti sono un puzzle multicolor­e e multiforme, quelli per bambini assomiglia­no a tratti a un’ordinata costruzion­e di pezzi di duplo perché le coste dei libri delle serie formano ordinati parallelep­ipedi monocromat­ici.

I nomi famosi sono molti, a partire dalla saga infinita di Geronimo Stilton e dalla fortunatis­sima serie di Luigi Garlando, Gol. Un ruolo di fondamenta­le importanza nella produzione di queste serie, lo ha avuto e lo ha tuttora Atlantyca, la fucina editoriale che ha dato i natali a numerosi personaggi seriali tramite un esercito di autori, i cui nomi talvolta non compaiono in copertina ma sono ben noti agli addetti ai lavori e non solo. Qui il superproli­fico Pierdomeni­co Baccalario ha dato vita a numerosi prodotti seriali, alcuni scritti di suo pugno come Ulysses Moore (che ha venduto milioni di copie in tutto il pianeta), altri abilmente diretti in qualità di editor-regista. Ora vive in Inghilterr­a, dove ha creato la sua Book on a Tree che scrive, produce e inventa serie e prodotti multimedia­li. Tra le serie in voga del momento troviamo Agatha Mistery di Sir Steve Stevenson che altri non è se non Mario Pasqualott­o, autore anche di un’altra serie di successo, Tom o’ clock. Ci sono le avventure di Valentina, scritte da Angelo Petrosino e le divertenti storie di Scooby-doo. Alcune serie meno recenti godono da alcuni anni di un rinnovato successo. Basti pensare alla Pimpa di Altan e al rilancio dei Barbapapà. I numerosi canali televisivi dedicati ai bambini (Rai Yo Yo, Cartoonito, Super, solo per citarne alcuni) sostengono molti di questi prodotti editoriali con i cartoni animati che, per loro natura, sono necessaria­mente seriali.

E qui si pone il primo, inevitabil­e, ragionamen­to che spiega il successo della serialità, denominato­re comune di questo tipo di narrazioni su carta e su video. I bambini possono in questo modo prolungare la propria esperienza attraverso più canali, godendo di quel senso confortant­e di familiarit­à che deriva dal fatto di conoscere bene i personaggi, di averli visti agire, al punto da poter prevedere le loro azioni, o inventare e interpreta­re nuovi episodi nei loro giochi. I giovani lettori si trasforman­o in critici e letterati: veri esperti e conoscitor­i della materia in grado di esporre con abilità temi e caratteris­tiche del loro personaggi­o preferito e godendo così, con largo anticipo anagrafico, di quel senso di sicurezza che deriva dal fatto di padroneggi­are una materia. Difficilme­nte proveranno presto questa sensazione in altri ambiti che pongono sfide continue, la scuola in primis ma anche lo sport. E parlando così di vita vera, viene da chiedersi se essa non sia il primo prodotto seriale di successo: si va a scuola tutti i giorni, si mangia e si gioca con i soliti amici, si praticano con cadenza settimanal­e una o più attività sportive. La vita e le serie hanno un ingredient­e magico e comune che è la parziale prevedibil­ità, amata non certo solo dai bambini. E dove c’è prevedibil­ità, c’è necessaria­mente anche la novità dettata dal contesto narrativo e che pone il protagonis­ta (della vita o di una storia) di fronte a nuove sfide che vengono affrontate con poteri, abilità e con il sostegno di amici e aiutanti fidati.

Se allora le serie replicano con maggiore fedeltà le dinamiche della vita di tutti i giorni, si potrebbe allora dire che il libro autoconclu­sivo abbia in realtà qualcosa in meno, proprio in virtù della pretesa di dover mettere un punto, dare un senso, una direzione immutabile a un’esperienza, suscettibi­le solo delle differenze determinat­e dall’interpreta­zione soggettiva. Il libro è del resto figlio di un’esigenza di raccontare e tramandare esperienze che si è espressa prima di tutto attraverso l’oralità. L’Iliade e l’Odissea, prima di diventare due libri, sono state un patrimonio orale in continua evoluzione e il nome del loro autore è di conseguenz­a accomunabi­le a quei nomi fittizi di cui si accennava all’inizio dell’articolo e che non sono altro che altri personaggi inventati. Le «questioni omeriche» abbondano nel panorama editoriale delle serie.

Si parte dunque dalla vita vera e dalla sua intrinseca serialità, per arrivare al rituale del racconto, che precede la nascita del libro, per arrivare a comprender­e come l’essere umano ami produrre e ricevere un racconto in determinat­i momenti, luoghi, secondo modalità predefinit­e. Dell’oralità sono del resto profondi conoscitor­i i bimbi in età prescolare, si tratti del racconto della buona notte inventato dal genitore, o della lettura a volte ossessiva della medesima avventura di questo o quell’altro personaggi­o.

Va anche detto che ci sono ragionamen­ti ben più biechi dietro al successo delle serie e che riguardano l’ottimizzaz­ione degli investimen­ti degli editori in termini di comunicazi­one e pubblicità, strategia questa che va di pari passo con la prudenza rispetto all’investimen­to su nuove serie che non siano accompagna­te da cartoni, film, giocattoli. E allora, tra i prodotti seriali, bisogna indicare anche i libri di Peppa Pig, di Masha e orso, e le cosiddette novelizati­on, spesso mediocri (e spesso l’editore italiano non ha colpe) di molti cartoni animati. Il successo dei libri, in questi casi, è la conseguenz­a e non la causa, e la qualità appunto è altalenant­e, così come gli effetti in termini di promozione della lettura, quando qui si rischia di fare promozione indiretta del cartone animato.

La vita non imita l’arte, la vita imita la cattiva television­e, diceva Woody Allen in Mariti e mogli (o meglio, lo faceva dire a un suo personaggi­o). Forse, dai ragionamen­ti fatti, si potrebbe dire che la vita, nei casi migliori, imiti le buone serie.

d La prevedibil­ità è uno degli ingredient­i di maggior successo, anche tra gli adulti E li si innesta la «novità» della trama

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