«Coro» di Berio: quel capolavoro è già un classico
Con quella faccia un po’ così, quella giacca cardinalizia lunga fino ai piedi, quell’aria da santone che si sente un predestinato, Teodor Currentzis sembra avere tutto del musicista irritante. Ma non c’è dubbio che il direttore greco di nascita e siberiano d’adozione rappresenti una voce originale della vita musicale degli ultimi anni. Meraviglioso il programma che ha guidato al Teatro Abbado, per Ferrara Musica: tre Mottetti di Bach e Coro, una grandiosa costruzione per 40 coristi e 40 professori d’orchestra che Luciano Berio scrisse negli anni Settanta. Sono esecutori la Mahler Chamber Orchestra e il Coro Musicaeterna, fondato dallo stesso Currentzis.
Non c’è invece la formidabile Orchestra Musicaeterna, con la quale il direttore suonerà domenica a Reggio Emilia. Ma la Mco non è un ripiego, anzi. È il coro che non è ancora formazione d’alto livello. E, si sa, il coro è strumento che non perdona: basta niente e intonazione e colori vanno a farsi benedire. Tutto ciò per dire che i Mottetti di Bach non sono stati un granché: bene avrebbe fatto Currentzis, fosse stato un po’ più umile, a usare i raddoppi strumentali, oltre al continuo, per produrre un’esecuzione migliore. Eccellente invece l’esecuzione di Coro: si parla di una pagina rappresentativa dell’arte di Berio tanto quanto lo è Sinfonia. Quaranta coppie di musicisti (ogni corista «fa leggio» con uno strumentista) che danno vita a un fiume musicale tanto diversificato nei contenuti lessicali quanto unitario nel profilo formale: un capolavoro che è già un classico della produzione del secondo Novecento.