Corriere della Sera

Pecoraro: Agnelli non accostato a ’ndrangheta

Il procurator­e Figc si corregge su un’intercetta­zione. Ma la Bindi: «Le mafie arrivate al club bianconero»

- Stefano Agresti

L’intercetta­zione dello scandalo non c’è più: non esiste la prova che Andrea Agnelli, quando parlava con Rocco Dominello, a processo a Torino per associazio­ne di stampo mafioso, fosse a conoscenza dei suoi legami con la ‘ndrangheta. E Giuseppe Pecoraro, ex prefetto di Roma, procurator­e della Figc, finisce nella bufera: Rosy Bindi, presidente dell’Antimafia, lo stoppa almeno due volte; Armando Spataro, procurator­e di Torino, in serata puntualizz­a con una nota, cui Pecoraro risponde; alcuni membri della Commission­e a fine audizione allargano le braccia di fronte a chi sussurra la parola dimissioni.

Ma, nello stesso tempo, è la stessa Bindi a dare un senso al lavoro che l’Antimafia sta svolgendo attorno al calcio, con una chiosa inquietant­e: «A noi basta sapere che in Italia le mafie sono arrivate perfino alla Juventus». Perciò andrà ancora più a fondo: saranno ascoltati presidenti e dirigenti di Inter, Milan, Napoli, Roma, Lazio, Genoa, Crotone, oltre allo stesso Agnelli, atteso a inizio maggio.

«Hanno arrestato due fratelli di Rocco, ma lui è incensurat­o: noi parliamo con lui». L’intercetta­zione, rivelata da Pecoraro all’Antimafia nell’audizione del 7 marzo, non è di Agnelli. È lo stesso procurator­e a riconoscer­lo: «Hanno detto di tutto, anche che mi sono inventato un’intercetta­zione. Non è così, in realtà si tratta di un’interpreta­zione che è stata data. Noi abbiamo fornito una certa interpreta­zione, perché sembrava che ci fosse una certa confidenza (tra Agnelli e Dominello, ndr). Ma da una lettura migliore la attribuisc­o al pm...». Precisa Spataro: «L’ufficio si è limitato alla trasmissio­ne degli atti, senza esprimere alcuna interpreta­zione». Contro precisazio­ne di Pecoraro: «Non ho attribuito alla procura di Torino alcuna interpreta­zione».

È su questa spinosa questione che arriva il primo intervento di Rosy Bindi: «Il prefetto Pecoraro in riferiment­o a quelzioni la intercetta­zione ammette che non si sta parlando di Agnelli». Il secondo riguarda la collocazio­ne temporale dell’incontro tra Agnelli e Dominello: è avvenuto prima o dopo che i fratelli di Rocco fossero arrestati? Dopo, sostiene Pecoraro, e cita le intercetta- di colloqui tra il presidente della Juve e i suoi avvocati. La presidente lo ferma: «Sostenere che il presunto incontro sia stato anticipato per convenienz­a è una forzatura». Pecoraro sbotta: «Non ho mai affiancato il nome di Agnelli alla ‘ndrangheta, avrei usurpato ruoli della giustizia ordinaria».

In ambito sportivo, comunque, non cambia nulla: il deferiment­o nei confronti della Juve è indipenden­te da tutto questo. «Non devono esserci contatti di quel tipo con la tifoseria, si tratta di bagarinagg­io. E la prima responsabi­lità è del presidente, perché se ne occupava, oppure non ha vigilato. A me interessa che questi biglietti siano stati venduti da soggetti malavitosi, che usavano i proventi anche per sostenere le famiglie dei detenuti».

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(LaPresse) Audizione Il procurator­e Figc Giuseppe Pecoraro con la presidente commission­e Antimafia Rosy Bindi

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