Il no al gasdotto nell’Italia dei veti
Il Tar alla Regione Puglia: «Sospensione per le verifiche» Esultano i comitati anti-tunnel
Il Tar della Puglia blocca l’espianto degli ulivi sul percorso del gasdotto che potrebbe migliorare l’indipendenza energetica dell’Italia, che ha un impatto ambientale pari a quasi zero, che porta lavoro pulito e occupazione sana: si ritorna nel pantano degli eterni rinvii.
Il fronte dei No Tap ha guadagnato altri 13 giorni: fino al 19 aprile nessun altro ulivo potrà essere espiantato per far posto al microtunnel che rappresenta la porta d’ingresso, in Puglia, del Trans Adriatic Pipeline, il gasdotto (valore stimato di 4 miliardi) che arriverà in Italia dal Mar Caspio. Ieri, infatti il Tar del Lazio ha accolto l’istanza della Regione Puglia per l’annullamento, previa sospensione, delle note del ministero dell’Ambiente con le quali veniva dichiarata pienamente ottemperata la prescrizione A44 (quella, tra le 66 previste, che fa riferimento al ripristino ambientale), in pratica il via libera ai lavori preliminari. Il Tar ha così sospeso l’efficacia dei provvedimenti in attesa della discussione dell’istanza cautelare fissata per il 19 aprile. Fino ad allora i 43 ulivi rimasti nell’area del cantiere (dei 211 complessivi da espiantare e successivamente ricollocare lungo il tracciato del microtunnel) non potranno essere toccati.
Il fattore tempo, in questa vicenda, è fondamentale: il trasferimento degli alberi dovrà essere completato entro aprile. Da maggio a ottobre, infatti, gli ulivi in stato vegetativo potrebbero non sopravvivere al reimpianto. E così i manifestanti, con lo slittamento a novembre, guadagnerebbero 6 mesi di tempo. Che andrebbero ad aggiungersi al rinvio, già ottenuto, di un anno: ad aprile 2016, infatti, i lavori non iniziarono perché l’approvazione della Regione Puglia fu solo parziale. Si dovette così aspettare fino a novembre e scavallare al 2017 in attesa delle analisi fitosanitarie e dei via libera alle procedure tecnicoamministrative. E adesso resteranno, al massimo, 11 giorni di tempo per spostare gli ultimi 43 ulivi. Che, secondo Tap, «necessitano urgentemente di