Virtuale e reale Gioco di specchi nelle dimensioni dell’abitare
«Un attimo di pazienza, per favore: sto sistemando la stanza». La ragazza che accoglie i visitatori alla mostra «Concept StoreThe new Shopping Experience», allestita a Palazzo Bovara da Elle Decor, indossa un paio di occhiali olografici e gestisce la sua realtà aumentata con una gestualità a cavallo tra il linguaggio dei sordi e l’arte dei mimi. Nel suo mondo personale l’arredo sontuosamente borghese della dimora si arricchisce di altri prodotti che possono essere modificati nella disposizione, nelle dimensioni, nel colore. É uno degli esempi di come la tecnologia quest’anno sia entrata nella Design week milanese. E lo ha fatto dalla porta principale. Se un tempo il mondo virtuale riguardava solo gli aspetti immateriali per poi diventare un mezzo per l’acquisto di oggetti concreti, oggi entra «nella pelle» dell’arredamento senza peraltro alterarne un’estetica che riscopre le forme morbide e rotonde — uno stile un po’ retrò che dà sicurezza e solidità. Se i mobili reali sottolineano nella loro produzione industriale una matrice artigianale, quelli virtuali offrono un «fai da te» ricco di informazioni su colori, dettagli, materiali. Una narrazione che seduce in un ologramma: basta passare accanto a un sensore, un movimento più silenzioso di un accavallamento di gambe su una poltrona di velluto. Le due dimensioni puntano allo stesso obiettivo: dare un senso di unicità, di esclusività all’incontro con l’universo dell’abitare. E intanto il futuro prova a uscire dagli occhiali magici, a modificare gli arredi fisici. Come dimostra il team di Carlo Ratti che presenta il divano intelligente, capace di cambiare forme (e design) guidato da un app sullo smartphone. Virtuale e reale, l’intangibile e la concretezza. Questo gioco degli specchi servirà a sostenere il mercato del mobile? O ci basterà che la casa dei nostri sogni resti un’illusione?