Borsa, il tesoretto dei Pir vale oltre 1,25 miliardi
Il governo: 18 miliardi in 5 anni. La stima Ir Top
presieduta da Massimo Tononi, numero uno di Prysmian, già presidente di Borsa Italiana e di Mps e sottosegretario all’Economia.
Molte le domande sulla scalata a Rcs che la giuria nella motivazione descrive come «un’operazione di mercato che ha riportato un editore Editoria Il presidente e amministratore delegato di Rcs Mediagroup, Urbano Cairo
Un valore aggiunto da 1,25 miliardi nei prossimi cinque anni. É quanto dovrebbero portare all’Aim Italia i cosiddetti «Pir», cioè i piani individuali di risparmio, introdotti dall’ultima legge di bilancio che godono di una detassazione completa della plusvalenza.
Il «tesoretto» è stato calcolato dallo studio «Pir: stima dell’impatto su Aim Italia», realizzato dalla società di consulenza Ir Top e presentato ieri durante l’Aim Investor Day organizzato in Borsa Italiana. A dare una spinta al mercato alternativo dei capitali di Piazza Affari, dove si quotano le aziende piccole con una procedura più snella, sono state le regole relative alla composizione del portafoglio, le quali prevedono che almeno il 21% del valore complessivo degli investimenti del Pir sia in strumenti finanziari emessi da società con stabile organizzazione in Italia diverse da quelle rilevanti ai fini del Ftse Mib o di altri indici equivalenti. «Il governo — dice Anna Lambiase, fondatore e amministratore delegato di Ir Top — stima un afflusso di risorse finanziarie provenienti dai Pir pari a 18 miliardi in 5 anni. Nell’attuale scenario di tassi bassi, è possibile ipotizzare che due terzi delle risorse confluiscano nell’azionario, cioè 12 miliardi in 5 anni. Ipotizzando uno scenario conservativo nel quale il 30% delle risorse dell’azionario sia investito puro in Rcs» e a una svolta «epocale» per il mondo dell’editoria italiana.
La vittoria contro ogni previsione sull’Opa dei soci storici si è materializzata, anche per Cairo, «il giorno prima, quando si è capito che dal mercato arrivava un spinta straordinaria. Non so quanti viaggi ho fatto a Londra per incontrare gli investitori. La mia storia e il mio progetto alla fine sono risultati convincenti». È la scalata che ha messo fine ai salotti buoni? «Non so se sia stata una vicenda così paradigmatica, non credo, quello che si è visto è che il mercato ha fatto una scelta precisa in un preciso momento storico», dice Cairo che per i primi mesi di gestione, fino al 31 dicembre del 2016, ha rinunciato ai compensi per la duplice carica di presidente e ceo. Marco Pompignoli, amministratore esecutivo, fa la stessa scelta secondo quanto risulta dalla relazione di bilancio.
«I tagli dei costi non sono tutto, è importate sviluppare i ricavi» ripete Cairo cui piacerebbe tornare a distribuire il dividendo ai soci dopo aver abbattuto l’indebitamento con le banche. L’altro progetto è quello di ricomprare il palazzo di via Solferino, sede del Corriere: «Mi piacerebbe, vediamo». su titoli non appartenenti all’indice Ftse Mib, si stima un apporto di capitali sulle Mid e small cap di 3,6 miliardi in 5 anni, di cui 1,25 miliardi su Aim Italia». Secondo Lambiase, la stima è conservativa e potrebbe essere superata, «considerata l’esperienza dei Paesi esteri dove questo tipo di agevolazione fiscale è già stata introdotta». Con questi afflussi, l’Aim potrebbe superare quello che è il suo tallone di Achille principale e cioè la
L’effetto liquidità
Con le risorse dei Pir, l’Aim potrebbe superare il suo tallone di Achille principale e cioè la scarsa liquidità
scarsa liquidità. «Il che — dice Lambiase — favorirà anche l’ingresso di nuove tipologie di investitori, anche esteri». I Pir hanno già prodotto i primi effetti: nel primo trimestre 2017, a seguito dell’introduzione dei Piani Individuali di Risparmio il Ftse Aim Italia ha segnato una crescita a doppia cifra con +11%. Inoltre, il 71% delle Società Aim ha registrato una performance positiva pari in media al +28% da inizio anno.