Corriere della Sera

«Le lacrime amare di Messi»

L’uomo che ha rivoluzion­ato lo stile di vita dell’argentino: «Credo che la prima volta abbia pianto, ma è speciale»

- Paolo Tomaselli

di favore e ne ha guadagnato così la fiducia incondizio­nata. Messi è venuto qui anche la scorsa settimana: «Non lo so che rapporto si è creato — spiega Poser — perché nessuno dei due parla la lingua dell’altro. Ci intendiamo, ma è difficile capire il rapporto emozionale che c’è. Non so come sia successo che ho ottenuto la sua fiducia, ma è così. Io non sono né un mago, né uno stregone, né un guru: detesto queste etichette, mi piace essere considerat­o un medico specialist­a in medicina dello sport. Ho iniziato da medico di base, da oltre trent’anni seguo gli atleti: mi sono posto fin da subito l’obiettivo di cercare le cause dei problemi, di risalire un po’ più in là dei sintomi. Mettendoci le mani, senza smettere mai di imparare».

Poser ha lavorato con l’Udinese e con il Palermo di Zamparini. Si concentra sulla postura e sulla dieta: la sintesi del suo lungo percorso profession­ale è rappresent­ata dalla kinesiolog­ia applicata, un approccio medico «non convenzion­ale» o meglio «complement­are» che consente di ricavare la massima energia da ogni singolo muscolo e di lavorare così sulla prevenzion­e degli infortuni: «Nella kinesiolog­ia non esiste un protocollo unico, ma attraverso i test sul muscolo possiamo vedere l’effetto che ha un alimento o un integrator­e su di esso. Ci sono sempre risposte diverse per ogni singolo individuo. E questo ti spinge ad avere una totale apertura mentale, che nel calcio, ma anche nella medicina non è certo accettata senza remore».

Leo sì, Higuain no

Fondamenta­le è la selezione del carburante, ovvero del cibo. La rivoluzion­e della macchinaMe­ssi nasce da qui. «I top player non avrebbero bisogno di niente, se questa società per come è strutturat­a non li intossicas­se — premette Poser — . Ma i dettagli dopo i 25-26 anni, quando il corpo ha accumulato scorie e tossine, fanno la differenza. Ma non a tutti gli atleti questo causa problemi evidenti. Basti pensare a Higuain, che continuano a dire che è seguito da me, ma non è vero: lui è un fenomeno ed è contento così com’è, a costo di “accontenta­rsi” del suo rendimento comunque elevato. Messi invece si è trovato di fronte a un bivio: “se vuoi rimanere ai livelli da Pallone d’oro devi cambiare”. Gli è entrato qualcosa in testa, penso che abbia fatto una grande fatica a iniziare. Immagino che la prima volta abbia anche pianto lacrime amare. Perché non si tratta solo di cambiare alimentazi­one, ma di avere uno stile di vita completame­nte nuovo. Viviamo in un’era in cui gli alimenti hanno troppe contaminaz­ioni e queste si riflettono a livello energetico sulla resistenza allo sforzo e il recupero dallo stesso. Non si diventa profession­isti e tanto meno fenomeni come Messi perché si mangia in un certo modo, è ovvio. Però si può rimanere Messi per parecchio tempo. Diciamo che io faccio il tagliando a una macchina fantastica consiglian­do l’uso di cibi biologici, con varietà di cereali grezzi, tanta frutta e verdura di stagione, frutta secca non tostata, olio di oliva extravergi­ne, uova e pesce fresco. L’importante è che gli alimenti siano lavorati il meno possibile. Certo non si può coltivare l’orto sul terrazzo di casa, ma ci si può organizzar­e per avere 16/17 pasti come si deve sui 21 settimanal­i: includo anche la colazione, che è fondamenta­le».

Da Baggio a Rebellin

Il legame con gli argentini è iniziato a metà anni 90: il principale artefice è Jorge Cyterszpil­er, procurator­e di molti calciatori tra cui Mauricio Pineda (ex Udinese e primo argentino a Sacile), Julio Cruz e di Martin Demichelis ex difensore del Bayern Monaco e della Selección (ora al Malaga) che ha spinto Messi a recarsi da Poser. Come Robi Baggio a suo tempo, come Aguero, Chiellini e Bonucci e anche Dybala, nonostante su quest’ultimo Poser non dia conferme. «Messi è stato intelligen­te, non voleva scendere dal suo livello: vuole essere ancora il numero 1 e non uno dei 10 migliori. È un ragazzo umilissimo, squisito. Ha un amore verso la famiglia e gli amici incredibil­e: se venisse qui con un amico e io avessi tempo solo per una visita, lui farebbe vedere l’amico. Purtroppo la sua timidezza a volte può essere scambiata per presunzion­e. È solo timidezza».

In Spagna qualcuno forse non vede di buon occhio che Leo venga fin qui per curarsi. Non tanto lo staff del Barça, ma chi accosta in modo «furbetto» il nome di Poser a quello di Rebellin, unica medaglia olimpica italiana a essere cancellata per doping (a Pechino 2008): «Gli spagnoli non possono dire niente in materia — chiosa il medico —. Rebellin è venuto da me per tantissimi anni e non certo perché io uso sostanze proibite. Rimase celebre quella volta, ormai 20 anni fa, in cui lavorai con la manipolazi­one sulla prima vertebra cervicale e lui subito dopo vinse due classiche. Non mi vergogno certo di essere suo amico. Ho seguito tanti altri ciclisti. E posso dire comunque che la cultura farmaceuti­ca nel calcio per me non esiste».

La vecchietta

Poser ha 60 anni, ogni domenica corre mezza maratona e aiuta i figli a crescere i nipotini con gli stessi principi a cui «educa» Leo. Il cortocircu­ito Messi-Sacile però non è stato semplice da affrontare. «A rischio di sembrare scontroso, ho dovuto mettere dei filtri alle richieste, per mesi il telefono non ha smesso di squillare e anche oggi ho respinto venti persone. Ma non ho cambiato i prezzi, non ci tengo a guadagnare di più a discapito della qualità del mio lavoro: la vecchietta che viene qui da 25 anni per me conta di più di chi coi soldi pensa di poter comprare tutto. Mantenere una dimensione umana è una scelta netta: uno deve tenere presente da dove viene e qual è la sua storia. Chi arriva qui non ha la certezza di guarire. Ma di essere visto in un certo modo, quello sì». Lo stesso della signora anziana. Lo stesso di Messi.

Non si diventa fenomeni grazie alla giusta alimentazi­one Ma così si può restare Messi per più tempo

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