Corriere della Sera

Doping Sumgong Rosa all’attacco: «Lascio il Kenya»

Il coach: «Focolaio a Kapsabet, io estraneo»

- Gaia Piccardi

Cade un altro oro olimpico. Questa volta non c’entrano i test postumi del Cio ma un controllo a sorpresa in Kenya, Paese che rischia una sospension­e: dopo sette mesi di stallo, il comitato olimpico locale non è stato in grado di andare a nuove elezioni, che avrebbero favorito una rinnovata (e più efficace) normativa antidoping. In questa giungla, e in un clima da caccia alle streghe, a scivolare sulla cara vecchia Epo è Jemima Sumgong, 32 anni, che ora rischia 4 anni di stop. Non un nome qualsiasi: ai Giochi di Rio 2016 è stata la prima donna del Kenya a conquistar­e una maratona olimpica. Quest’anno avrebbe avuto il mondo in tasca: invito alle gare Major (Londra, in calendario il 23 aprile, l’ha cancellata dalla lista dei partecipan­ti), jackpot di 250 mila dollari se Se qualcuno aveva dei dubbi su Greg, il pesce veloce di Carpi li ha fugati ieri ai campionati di Riccione con un clamoroso 1.500 stile libero: senza l’amico Detti a fianco (ha rinunciato per concentrar­si sui 200 stile), Paltrinier­i (foto) ha nuotato da solo le trenta vasche in 14’37’’08, il suo terzo miglior tempo di sempre, a 3” dal suo record europeo, miglior crono del 2017, più veloce pure di quello con cui Jaeger gli arrivò dietro, secondo, a Rio. Insomma, un piccolo capolavoro. «Ero cento fosse stata prima del ranking dopo Boston. Manterrà l’oro dell’Olimpiade brasiliana, conquistat­o prima dello scandalo, tutto il resto è perduto.

«Un’ignorante e una stupida, che si è rovinata la carriera. Ma non permetterò che rovini anche la mia». Gabriele Rosa, che di Jemima è l’allenatore (il manager è il figlio di Rosa, Federico), è nome noto dell’atletica mondiale, già turbato dal caso doping di Rita Jeptoo (sempre Epo), vincitrice delle maratone di Chicago e Boston. Da quasi trent’anni in Kenya, inventore della fabbrica della maratona che in pochi anni ha colmato il divario con i rivali etiopi (uno per tutti il totem Paul Tergat, tre record del mondo, talento del mezzofondo poi passato al fondo), profession­ista stimato, Rosa — che ieri ha ricevuto un sms volte più incazzato di giovedì», ha detto Greg alla fine con rabbia insolita. Pensava ancora agli 800 stile persi male contro Detti giovedì e non a caso il suo passaggio (7’47’’27) è stato più veloce del tempo fatto in gara, segno della voglia fortissima di dare una svolta a una stagione cominciata così così, colpa anche delle numerose interruzio­ni alla preparazio­ne imposte dagli impegni extra vasca da campione olimpico. «La condizione atletica resta scarsa, ma è uscito il drago che c’è in me (e Trionfo È il 14 agosto 2016: Jemima Sumgong vince la maratona olimpica (Ipp)

dalla Sumgong: «Sono positiva, vado a morire» — si chiama fuori. «In Kenya ho 13 camp distribuit­i sul territorio e duemila atleti. Ritengo di aver fatto molto per il Paese: se oggi ha oltre mille maratoneti che conquistan­o l’83% delle

gare, senza falsa modestia il merito è mio. In tanti anni due casi doping, contro cui mi sono sempre battuto: Rita e Jemima. La Jeptoo ha accusato un medico che con noi non c’entra nulla, che andrà a processo a giugno. La Sumgong vive con il marito: della sua vita privata non sappiamo nulla, non possiamo controllar­la 24 ore su 24. È una militare: per il Kenya la sua positività è una doppia onta. Io spero che la polizia e il governo la costringan­o a dire chi l’ha dopata perché così non si può andare avanti: se non risolvono il problema e non fanno pulizia, sarò costretto ad abbandonar­e Eldoret». La situazione è anarchica e preoccupan­te: «Medici kenyani senza scrupoli avvicinano gli atleti, proponendo loro la scorciatoi­a del doping. Il focolaio è a Kapsabet. Accusare i manager europei, poi, è facile. Lavorare in queste condizioni è molto complicato». L’anno scorso Federico Rosa, cui era stato trattenuto il passaporto, era stato costretto a fare dieci giorni di prigione a Nairobi: «Assurdo. Due malviventi senza prove e senza testimoni hanno provato a ricattarlo. Ne è uscito pulito ma provato: è stato uno stress terribile» ricorda Gabriele.

Le invidie nei confronti del Team Rosa ci sono sempre state, ma ora si è andati abbondante­mente oltre. «Sono spiacente e mortificat­o, sono caduto nella trappola ridicola di due ragazze che si sono stroncate la carriera ma rivendico la nostra totale estraneità ai fatti». L’ennesimo colpo al cuore dell’atletica fa male a tutti.

Situazione in mano a medici kenyani senza scrupoli: allenare è difficile, intervenga il governo

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