«L’accoglienza ha un limite»
Dopo gli ultimi attentati. A Stoccolma arrestato un uzbeko, aveva esplosivo nel camion
Il ministro Minniti: prevenire i rischi, sarà espulso chi si radicalizza
Dall’inizio dell’anno sono state decretate 32 espulsioni preventive. «Si tratta di uno strumento preziosissimo perché consente di “colpire” la radicalizzazione prima che possa trasformarsi in compiuta progettualità terroristica». Lo dice al Corriere il ministro dell’Interno, Marco Minniti.
«L’Italia ha un sistema di difesa di massimo livello, ma l’allerta è altissima e dunque dobbiamo intensificare le misure di protezione. Abbiamo bisogno di tenere insieme tre importanti attività: intelligence, prevenzione e controllo del territorio». Il giorno dopo l’attacco di Stoccolma, il ministro dell’Interno Marco Minniti fa i conti con un’emergenza sempre più elevata.
L’analisi del titolare del Viminale parte dalle ultime notizie che arrivano dalla Svezia. «Perché se è vero che si tratta di un cittadino uzbeko, da tempo residente nel Paese, si conferma quanto abbiamo rilevato dall’attacco di Charlie Hebdo in poi, cioè che i terroristi sono persone che vivevano negli Stati dove hanno poi colpito. Si conferma che l’equazione terrorismo e immigrazione è sbagliata e invece è sempre più evidente il rapporto tra terrorismo e mancata integrazione. Proprio per questo è importante ribadire che l’accoglienza ha un limite nella capacità di integrazione». Dall’inizio dell’anno sono state decretate 32 espulsioni preventive per ragioni di sicurezza nazionale. «Si tratta di uno strumento di prevenzione preziosissimo perché consente di “colpire” la radicalizzazione prima che possa trasformarsi in compiuta progettualità terroristica».
Minniti ribadisce che «sarebbe sciocco credere che ci sia qualcuno al riparo dalla minaccia jihadista», ma rivendica di aver «messo in campo tutte le forze a disposizione e continuiamo a farlo visto che il nostro sistema si è rivelato finora efficace e quindi bisogna potenziare le misure già in atto». Coordinamento, è questa la parola chiave: «L’integrazione tra pattuglie e difesa passiva è fondamentale, ma senza far venire meno per i cittadini la fruibilità dei luoghi. L’Italia ha tra le sue industrie principali il turismo, ha città d’arte che tutto il mondo ci invidia. Non cederemo alla paura, ma metteremo in campo strategie di sorveglianza e protezione in accordo pieno con gli amministratori locali».
Il governo punta molto sull’approvazione in Parlamento del decreto legge sulla sicurezza urbana, tanto da aver già ottenuto una prima fiducia. Minniti lo conferma: «Finora la convergenza su quelle norme è stata ampia, non credo possano esserci problemi. L’alleanza tra Stato e sindaci è fondamentale per individuare i punti deboli e intervenire. Può sembrare una banalità, ma in questo sistema integrato anche i vigili urbani hanno un ruolo fondamentale. Si chiama gioco di squadra e certamente tutti ne possono beneficiare».
Esclude comunque di arrivare a una militarizzazione delle città perché «gli attacchi di Nizza, Berlino, Londra e Stoccolma hanno mostrato analoghe modalità e allo stesso tempo totale imprevedibilità dell’azione. Per questo ho detto quali sono le tre linee di intervento contro chi inneggia alla jihad o fa proselitismo. Esattamente ciò che stiamo facendo da mesi, mettendo comunque tra le priorità il fatto che i cittadini italiani si sentano liberi, non abbiano mai la sensazione di vivere in una fortezza».
Numerosi analisti ritengono che il bombardamento ordinato dagli Stati Uniti in Siria, possa indebolire la lotta contro l’Isis. Esprimono il timore che la crisi internazionale possa avere conseguenze gravi proprio nel fronteggiare i terroristi. Un’eventualità che Minniti invece esclude, convinto che «in questo modo si è dimostrato che nessuna prepotenza sarà tollerata ed è innegabile che l’uso di armi chimiche fatto da Assad contro la propria gente, i propri bambini, sia un atto intollerabile». E comunque si è trattato di una «scelta giustificata tenendo conto che «i veti incrociati hanno impedito una reazione delle Nazioni Unite e non era ipotizzabile restare fermi, o addirittura voltarsi dall’altra
parte, di fronte a un crimine contro l’umanità. Adesso è giusto restituire il ruolo di guida dei negoziati alla comunità internazionale e all’Onu».
La scorsa settimana, il giorno dopo l’attacco a San Pietroburgo, il ministro è volato a Mosca. Una visita programmata da tempo, ma confermata nonostante l’attentato appena subito e questo, sottolinea adesso «dimostra che tipo di relazione esiste tra noi. Abbiamo interessi comuni nella lotta al terrorismo e non solo. Questa cooperazione risulta oggi cruciale. Con la caduta di città come Mo-
sul e Raqqa, assisteremo entro breve alla fuga dei combattenti dell’Isis verso l’Occidente e dunque la Russia sarà strategica nella protezione dei confini per fermare i foreign fighter di ritorno, così come noi lo siamo nel Mediterraneo. Agiremo insieme per l’interesse comune, su questo non ho dubbi. Ci sono numerosi appuntamenti importanti che si svolgeranno in Russia nei prossimi mesi, compresi i mondiali di Calcio. Li affronteremo seguendo una strategia comune».
L’integrazione è decisiva L’accoglienza ha un limite proprio nella capacità di integrare
Le espulsioni sono strumenti preziosi di prevenzione perché colpiscono chi si radicalizza
Agiremo insieme a Mosca per l’interesse comune Cooperare contro il terrorismo è cruciale