L’egiziana Dina, unica donna nella situation room E le due ufficiali alla guida del blitz
Nella foto della «situation room» di Trump improvvisata a Mar-a-lago durante i raid contro la Siria, si vedono quattordici uomini e un’unica donna: Dina Habib Powell, nominata tre settimane fa nel ruolo di vice-consigliere della sicurezza nazionale per la strategia. Altre donne, però, sono state cruciali: Nikki Haley, nel ruolo di ambasciatore Usa all’Onu, e sul campo Michelle Howard, l’ammiraglio che guida le forze navali Usa in Europa e Africa, e Andria Slough, comandante di uno dei due cacciatorpedinieri che hanno lanciato i 59 Tomahawk.
La 43enne Powell ha una carta che giova a una amministrazione accusata di prestare scarsa attenzione alle minoranze nella scelta dello staff: nata al Cairo, parla l’arabo (ed è già stata coinvolta in incontri come quello tra Trump e il vice-erede al trono saudita Mohammed Bin Salman). È cristiana copta, ma dice che questo non influisce sulla sua visione del mondo musulmano: «Odio quando la gente pensa che sia una questione di religione».
Dina non parlava una parola d’inglese quando arrivò negli Stati Uniti a 4 anni con i genitori. Il padre è un ex ufficiale dell’esercito egiziano, Onsi Habib (Powell è il cognome del marito). Andarono a vivere a Dallas, dove il papà ha lavorato come autista d’autobus e poi ha aperto un supermercato. Powell ha raccontato che fu l’ammirazione per George W. Bush, allora governatore del Texas, a convincerla a interessarsi alla politica, come stagista di un senatore texano. È poi entrata nell’amministrazione Bush, arrivando al ruolo di sottosegretario per le relazioni pubbliche e la diplomazia nel 2005. Diventò così una portavoce chiave sul Medio Oriente, in un momento delicato di crescente anti-americanismo in seguito alla guerra in Iraq. Nel suo curriculum vanta di aver promosso rapporti con la popolazione iraniana (nonostante le crescenti tensioni con il governo di Teheran) attraverso scambi culturali e sportivi. Ed è stimata non solo dai repubblicani:
l’ex consigliera di Obama Valerie Jarrett e Arianna Huffington parlano bene di lei. Nel 2007 ha lasciato Washington per Wall Street, accettando un posto a Goldman Sachs.
Il suo ingresso nell’amministrazione Trump passa attraverso Ivanka. Powell è stata consulente della figlia prediletta del presidente, aiutandola a stringere rapporti nel mondo del business attraverso incontri sul ruolo delle donne nel mercato del lavoro.