La mediazione di Mattarella da Putin
È un’Unione europea ancora in ordine sparso, quella che Sergio Mattarella dovrà rappresentare da domani sera a Mosca, in una delicata visita ufficiale. Un dato di fatto, «l’assenza politica» della Ue nel nuovo fronte critico della diplomazia internazionale, su cui il presidente della Repubblica sta tarando i ragionamenti che già da tempo intendeva proporre a Vladimir Putin e che diventeranno più complessi e urgenti dopo gli ultimi attacchi (a San Pietroburgo e Stoccolma) del terrorismo islamista, ma soprattutto dopo l’alta tensione causata dal raid americano in Siria.
Discorsi che saranno improntati a uno sforzo di mediazione nel quale il capo dello Stato vuole impegnare l’Italia intenda svolgere un ruolo più ampio di quello che nei suoi anni di maggior crisi necessariamente non poté svolgere. Sollecitandolo però a capire che svolgere quel tipo di azione significa cooperare in sinergia con la comunità internazionale (ad esempio sul fronte del terrorismo dell’Isis), ma al tempo stesso rinunciare alla destabilizzazione di altre aree (ad esempio i confini dell’Ucraina).
Naturalmente il risultato politico degli incontri di Mattarella e della sua ambizione mediatrice potrà esser verificato solo tra qualche tempo. Del resto, anche le tensioni che hanno messo in allarme l’atlante geopolitico sono forse vicine a essere superate. Non a caso martedì, poco dopo che il nostro presidente avrà visto Putin, arriverà al Cremlino pure il segretario di Stato americano, Rex Tillerson (mentre il ministro degli Esteri britannico, Boris Johnson, ha cancellato il suo viaggio).
Dialogo in cui l’Italia, che ha da sempre ottime relazioni commerciali con Mosca, può ora inserirsi con maggiori chance di altri Paesi della Ue. Quei Paesi che hanno giocato duro con le sanzioni, sapendo che l’arma economica può essere un’arma politica. Così si spiega l’attivismo di Roma, che gestirà il G7 di Taormina alla vigilia dell’estate, per entrare anche in questa partita. Da Palazzo Chigi sono volati a Mosca nelle scorse settimane i ministri degli Esteri e degli Interni e lo stesso premier Gentiloni busserà al Cremlino a fine aprile.