Bibite e tasse, coro di proteste Martedì il Def
Resiste in genere poche ore, al massimo qualche giorno. Anche quest’anno, come accade dal 2012 non appena si sente odore di una manovra correttiva, la tassa sulle bibite zuccherate è resuscitata dall’oblio. Ma anche stavolta sembra destinata a tornarci, atteso il fuoco di sbarramento che, come consuetudine, l’affossa. L’ipotesi è rispuntata anche tra le possibili misure che il governo potrebbe varare martedì per ridurre il deficit, come chiesto dalla Ue. Un’imposta commisurata al contenuto di zucchero nelle bevande analcoliche, come quella che molti altri paesi, come Francia, Regno Unito e Usa, hanno già introdotto per combattere diabete ed obesità. Un obiettivo per giunta assecondato anche dalle multinazionali produttrici, che stanno già riducendo di propria
iniziativa gli zuccheri, sostituiti da dolcificanti meno cari. «La tassa va scongiurata» ha detto ieri il ministro dell’Agricoltura, Maurizio Martina, fedele alla linea renziana refrattaria a ogni possibile aumento di imposta. Ma protestano anche le industrie del settore. «Sulle scelte di consumo gli adulti devono essere responsabili soprattutto sul piano nutrizionale. Il metodo Montessori va bene per i bambini, non si può usare per i cittadini» ha detto il produttore Riccardo Illy. I consumi sono in calo, e in Italia non si avvicinano ai livelli elevati di altri paesi, sottolinea l’associazione di categoria dei produttori.
Dall’imposta deriverebbe per giunta un gettito contenuto. Aumenteranno certamente, invece, le accise sui tabacchi, che con le misure sui giochi incideranno per un terzo sulla manovra da 3,4 miliardi. Un terzo sarà garantito dallo split payment dell’Iva nel settore pubblico, il rimanente da tagli di spesa, dalla rottamazione delle liti fiscali pendenti e dal contrasto all’evasione. Dal piano delle riforme che accompagnerà la manovra, dice intanto il viceministro Enrico Morando (che conferma le stime di una crescita del Pil dell’1% nel 2017), si allontana quella del catasto.