Gli spari alle guardie, poi la fuga a piedi «È Igor, il killer del barista di Budrio» Ferrara, scontro a fuoco nelle campagne: un morto e un ferito. Caccia all’uomo nella notte
L’hanno fermato in due nelle campagne ferraresi di Portomaggiore per un normale controllo. Lui è stato veloce e spietato. Ha disarmato uno degli uomini in divisa della guardia provinciale, impugnato la pistola e sparato a bruciapelo, senza dare loro neppure il tempo di reagire. Neppure il tempo di capire, cioè, che forse avevano di fronte Igor Vaclavic, per tutti Igor il russo, pare un ex militare dell’Armata rossa, super ricercato per una serie di rapine messe a segno nell’area di confine fra le provincie di Bologna e Ferrara. Ultima della lista quella tragica di Budrio del primo aprile scorso, nella quale è stato ucciso con un colpo al cuore il barista Davide Fabbri.
L’uomo ha sparato a entrambe le guardie, uccidendone una e ferendo gravemente l’altra che è comunque riuscita a far scattare l’allarme sulle due province. Dove è iniziata una gigantesca caccia all’uomo. In fuga con un Fiorino bianco, rubato a Molinella, Vaclavic si è diretto verso Bologna. Fatti una decina di chilometri è stato però intercettato da una pattuglia di carabinieri che si è messa al suo inseguimento, finendo per speronarlo. L’uomo è sceso dall’auto ed è scappato a piedi in una zona boschiva e paludosa di Marmorta, nel comune di Molinella. Il suo ambiente naturale, verrebbe da dire, considerato che se davvero si tratta di Vaclavic (anche sul nome non ci sono certezze, oltre che sulle sue origini), è abituato a muoversi in solitudine fra i boschi. Lì si è di colpo ristretto il perimetro delle ricerche, complicate dal fatto che sulla zona si era fatto buio. Mentre i Vigili del fuoco cercavano di illuminare l’area, i carabinieri perlustravano a piedi. Verso le 21.30 una sparatoria improvvisa ha allarmato gli abitanti. «Ma non c’è stata alcuna cattura», Il Fiorino fermato per un normale controllo Centinaia di uomini impiegati nelle ricerche hanno detto gli investigatori,
A cadere sotto il fuoco dei suoi colpi ieri è stato Valerio Verri, un sessantenne volontario della guardia ambientale. Per lui non c’è stato nulla da fare. Miracolato il collega più giovane, Marco Ravaglia, colpito alla spalla. La grande fuga di Igor il russo, braccato da giorni dalle forze dell’ordine, è dunque proseguita nella notte. «Le due guardie hanno fermato il Fiorino per un normale controllo, non si trattava di un’attività mirata alla cattura del russo», ha spiegato nella tarda serata di ieri il pm di Ferrara, Ciro Alberto Savino, che si sta occupando della vicenda. «Chiaro che avevamo in corso il pattugliamento del territorio alla ricerca del sospettato dell’omicidio di Budrio, in collaborazione con le polizie di Bologna, ma il fermo è stato casuale».
Vaclavic era diventato lo spauracchio di questo angolo di Emilia dopo l’omicidio di Budrio. I sospetti sono caduti sull’ex militare dopo la testimonianza di una guardia giurata alla quale, due giorni prima del delitto, era stata rubata la Smith&Wesson argentata. Pistola molto simile a quella che la moglie del barista ucciso, Maria Sirica, si è vista puntare addosso. Secondo gli investigatori Vaclavic è un rapinatore solitario, che gira con fucile e coltelli. Un ex soldato di fanteria già arrestato nel 2010. Nei suoi confronti pende un mandato d’arresto europeo per tre rapine violente in provincia di Ferrara nel 2015, dopo essere uscito di galera. Avvistato in tenuta mimetica e fucile a tracolla, era stato ribattezzato il «Rambo di Ferrara».
Alle spalle ha una storia criminale di almeno dieci anni, alternata a due detenzioni. La prima rapina che gli viene attribuita è del 2007, quando con calzamaglia nera, arco, frecce, faretra sulla spalla e coltello legato alla gamba, ha fatto irruzione in alcune case, minacciando di morte i malcapitati che consegnarono il denaro. Tre anni dopo viene dato con un’ascia in mano e un casco in testa, ad aggredire il sindaco di Argenta, Antonio Fiorentini. Di lì a qualche giorno ferisce una donna e un uomo di un paesino poco lontano. Poi conosce il carcere e anche la scarcerazione, nel 2013. Il suo nome rispunta due anni fa, quando vengono condannati all’ergastolo due uomini a lui vicini per l’omicidio di Pier Luigi Tartari, ad Anguscello. Ieri era braccato da centinaia di uomini.
Il controllo