Corriere della Sera

«Non voglio sposare uno sconosciut­o» Una 15enne egiziana tolta alla madre

Il caso a Torino. La ragazza in comunità dopo un tentato suicidio. La donna: era felice

- Marco Bardesono

Costretta a sposare un ragazzo di 25 anni. Dieci più di lei. Doveva essere l’ennesima «sposa bambina», ma questa volta Rashida (il nome è di fantasia) si è ribellata in tutti i modi, tentando anche di tagliarsi le vene. La madre, una donna egiziana di 37 anni, legata alle tradizioni, aveva già organizzat­o il banchetto di nozze in programma tra qualche giorno a Torino.

La ragazza, aiutata da tre sue compagne di scuola, prima ha chiamato il 114, poi ha raccontato tutto alla polizia. «Vogliono farmi sposare un uomo che non amo — ha raccontato in lacrime — nemmeno lo conosco». Una testimonia­nza drammatica che ha spinto il tribunale per i minori ad allontanar­e la ragazzina dalla sua famiglia per affidarla ad una comunità protetta. La madre è stata invece denunciata per abusi.

Il dramma della piccola Rashida si consuma in un modesto appartamen­to del quartiere Barriera di Milano, dove la ragazza viveva fino a poco tempo fa con gli altri tre fratelli di 12, 4 e 2 anni. Ad un certo punto le hanno detto che era tutto pronto per il «grande giorno», la cerimonia di fidanzamen­to con quell’uomo che nemmeno conosceva. Quando ha visto che la madre stava preparando anche il vestito da sposa è caduta nello sconforto e avrebbe tentato di suicidarsi tagliandos­i le vene.

Nonostante la denuncia della figlia e il provvedime­nto del tribunale per i minori la madre continua a giustifica­re il suo gesto. E anzi passa al contrattac­co. «So che nel mio Paese c’è la tradizione dei matrimoni combinati. Ma per tanto tempo anche qui in Italia era la

Il marito promesso È un 25enne che dopo la denuncia della ragazza è scappato per tornare in Africa

stessa cosa». E in ogni caso nega di avere obbligato la figlia a sposare quel giovane di 10 anni più grande: «Stavano insieme. Loro lo volevano e io ho solo dato il mio permesso». A suo dire non sarebbe vera nemmeno la storia del tentato suicidio. Poi chiama al telefono una mediatrice culturale e chiede di rivedere Rashida. «Mi manca — sottolinea — , manca anche ai suoi fratelli». E accusa le compagne di classe di aver messo delle strane idee in testa alla figlia.

In ogni caso da quando la ragazza ha lasciato la famiglia sembra più serena. «Ha ripreso a frequentar­e la scuola ed ha recuperato il sorriso» spiega la preside dell’istituto turistico frequentat­o da Rashida. Ad accompagna­rla a scuola, per il momento, è il personale della struttura protetta. Una precauzion­e perché si teme che possa essere rapita. Le indagini della polizia infatti proseguono. «Ci sono ancora molti aspetti da chiarire», spiega Alice Rolando, dirigente del commissari­ato di zona. A cominciare dal promesso sposo che avrebbe lasciato l’Italia per rifugiarsi a casa della madre in Egitto. La donna che avrebbe combinato il matrimonio.

Infine, c’è la figura del padre di Rashida. Sarebbe morto, secondo la moglie, ma gli investigat­ori ritengono che sia solo nascosto. Stupore tra i vicini. «Stentiamo a credere che abbiano combinato il matrimonio — dice una signora —. Sembra una famiglia perbene, ma se questa è la loro tradizione potrebbero averlo fatto pensando al bene della figlia».

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