GIOVANNA MEZZOGIORNO
In braccio al padre Vittorio Mezzogiorno L’analisi Ho fatto l’analisi ed è un mondo che mi affascina: la chiave è che parli di cose intime con una persona che non ha coinvolgimento emotivo con te
L’Italia di Berlinguer L’Italia che mi piace? Penso ad anni in cui ero nata da poco e mi sarebbe piaciuto vivere con consapevolezza, alla piazza stracolma per i funerali di Berlinguer soffrivo e lo dico senza vergognarmene. Sentivo di avere una mia personalità artistica che meritava di avere una vita indipendente. Siamo attori completamente diversi. Non ho cercato mai di assomigliargli. Ma eravamo molto simili nel carattere».
Lei come lui così riservata tanto che qualcuno può ritenerla presuntuosa... Mi sa che il mondo social non è proprio il suo.
«Io sono sbalordita da questa voglia di essere continuamente guardati in ogni fase della propria vita. Ma chi se ne frega! Tu, individuo social, sai che la tua vita non è così interessante? Anzi, è super noiosa. Non ce ne frega niente della tua vacanza! Quella è presunzione: perché devo credere che la mia foto al mare con una birra in mano interessi qualcuno? E se succede vorrei andare da questa persona e dirgli che ha un problema».
Roba da finire in analisi...
«Allora vuole che parli di “In Treatment”, la serie di Sky (in questi giorni in televisione e dove Giovanna è Adele, la psicanalista dello psicanalista Giovanni Mari-Sergio Castellitto ndr). È particolare. Tutte queste puntate incentrate sul dialogo psicanalitico... Io ho fatto analisi ed è un mondo che mi affascina. Non perché io sia una che non muove una tazzina se non chiede all’analista. La chiave dell’analisi è che parli di cose intime con una persona che non ha nessun coinvolgimento emotivo con te. È chiaro che anch’io ho le amiche (non tante), però la cosa bella è questo distacco con il terapeuta».
Poche amiche, dice. Attrici?
«Le mie due amiche del cuore sono quelle dell’infanzia/adolescenza milanese, Eleonora e Nicoletta. Non fanno parte del mondo dello spettacolo, una ha tre figlie, l’altra non ha ancora figli. Lavorano, sono sposate. Sono per me come sorelle. Tra alti e bassi, piccole crisi, vacanze insieme, avventure e disavventure, non ci siamo mai lasciate».
«In Treatment» è fiction ma la tv quella in diretta, mi pare di poter dire che non fa per lei...
«Andare in trasmissione mi fa soffrire, sì. Sono un pesce fuor d’acqua, non ho i ritmi televisivi, non capisco nulla di quello che accade intorno a me, gli studi mi sembrano trappole. Meglio dimenticare quello che mi è successo da Fazio a “Rischiatutto”...».
Eh no, ce lo dica.
«Trovo ci sia stata una mancanza di eleganza. Stava a lui mettermi a mio agio e darmi la possibilità di esprimermi in modo decente. Se invece quella sera c’era lo spoglio delle elezioni e si doveva troncare la trasmissione, doveva saperlo. Mica ero lì per un monologo. Dovevo dire due cose di lavoro, non parlare della mia ricetta della parmigiana di melanzane... se non puoi farmi parlare non mi invitare».
Bel caratterino, reminiscenze del suo passato di liceale contestatrice?