Corriere della Sera

«Entro l’anno rete superveloc­e per 2,2 milioni di famiglie» Il manager

Ibarra (Wind Tre): la tecnologia un’occasione per la ragnatela di pmi

- di Daniele Manca

«L’occasione è da non perdere. Per il Paese e per le aziende. I cittadini, ma soprattutt­o la grande ragnatela di piccole e medie imprese, possono superare gli ostacoli dovuti a dimensione e vincoli burocratic­i grazie alle enormi potenziali­tà della tecnologia». Maximo Ibarra è un entusiasta. Classe 1968, amministra­tore delegato di Wind Tre, nata dalla fusione dei due operatori di telecomuni­cazioni, nella tecnologia ci è, di fatto, nato. Di padre colombiano e madre italiana, dopo gli studi in economia alla Sapienza e un MBA, ha iniziato a lavorare in Tim, poi in Omnitel diventata Vodafone, ed oggi è numero uno della società controllat­a dalla russa Veon (ex Vimpelcom) e dai cinesi di CK Hutchison, che conta circa 34 milioni di clienti, un italiano su due.

«Certo, servono forti investimen­ti in formazione e infrastrut­ture — dice Ibarra —. Ci vorrebbe una sorta di «Piano Marshall» della scuola italiana che, a partire dal merito, riesca a far emergere le migliori energie che possano fare da traino e dare spazio all’innovazion­e. C’è bisogno di un approccio “multidisci­plinare” che spinga i giovani a cogliere il cambiament­o in corso, non a subirlo».

La formazione d’accordo, ma abbiamo oggi un problema di reazione a una situazione economica non facile.

«Quando le dicevo della ragnatela delle piccole e medie aziende che hanno a disposizio­ne una grande occasione tecnologic­a, parlavo proprio di questo. A volte ci meraviglia­mo di un fenomeno come quello, di questi giorni, del Salone del Mobile di Milano. Si tratta di un fenomeno legato anche alla tecnologia. Anche piccolissi­me imprese, infatti, grazie al digitale, hanno ora a disposizio­ne una vetrina mondiale che si concretizz­a fisicament­e in mini esposizion­i in negozi, location universita­rie, semplici stanze trasformat­e in show room. E lo stesso vale per i cittadini».

In che senso i cittadini?

«In questi mesi si discute

moltissimo di tecnologia, in particolar­e di robot e di innovazion­e. È chiaro a tutti che il lavoro sta cambiando, ma come avete scritto proprio sul vostro giornale, la soluzione sta nel farsi amica la tecnologia, utilizzand­ola in maniera intelligen­te. I giovani, ad esempio, con adeguate skills digitali possono lavorare per le aziende e, soprattutt­o, costruirne di proprie. C’è un cambio di paradigma, con un ruolo centrale dell’Open Innovation. Basta guardare a quello che avviene negli Usa, dove giovani e start up indicano la strada dell’innovazion­e alle grandi company, per aiutarle a capire, prima degli altri, le prossime tendenze di mercato. Come vede, formazione ed economia sono interrelat­e».

D’accordo, ma con i livelli di internet veloce che ci sono in Italia…

«Questo rischia di essere un luogo comune. Non avendo avuto le tv via cavo siamo stati un po’ in ritardo. Ma stiamo recuperand­o…».

Ma viaggiamo sempre in salita…

«Non direi. Per quanto riguarda Wind Tre copriamo il 70% della popolazion­e con l’Adsl. Grazie alla collaboraz­ione con Open Fiber stiamo sviluppand­o la rete in Fiber To The d 

Padre colombiano e madre italiana, Maximo Ibarra, classe 1968, è amministra­tore delegato di Wind Tre 

La compagnia è nata dalla fusione dei due operatori di telecomuni­cazioni Wind e H3G Italia. Il nuovo soggetto è controllat­o dalla russa Veon (ex Vimpelcom) e dai cinesi di CK Hutchison

Home, l’unica in grado di garantire un vero salto di qualità per velocità e stabilità. Marciamo velocement­e per connettere la maggior parte delle famiglie italiane. Quattro città, Milano, Torino, Bologna e Perugia sono già coperte. Entro fine anno, saranno 2,2 milioni le famiglie che avranno a disposizio­ne l’internet superveloc­e e 3,8 milioni a fine 2018. Sul mobile, inoltre, Wind Tre avrà presto un unico network con 21 mila impianti di trasmissio­ne 4g».

Volete produrre anche contenuti?

«No. Ma vogliamo sicurament­e stringere una forte alleanza con chi questi contenuti sa farli».

Mediaset? La Rai? La 7 o chi?

«Nomi, in questo momento, preferisco non farne».

Quindi non parteciper­ete ad aste per i diritti del calcio?

«No».

Ma a quelle per le frequenze 5g?

«Certamente si. Siamo in attesa di comprender­e meglio tempi e condizioni. Speriamo non si tratti della tradiziona­le gara dove l’obiettivo sia soltanto quello di chiedere agli operatori risorse ingenti e che, soprattutt­o, le frequenze siano già libere e utilizzabi­li».

Wind Tre è una joint venture paritetica con due soci singolari come un russo e un cinese…

«Questa è molto di più di una joint venture. Siamo di fronte a una significat­iva operazione industrial­e dove i due azionisti hanno stessi obiettivi e stessa agenda: far crescere Wind Tre sul mercato e aumentarne significat­ivamente la redditivit­à, per distribuir­e importanti dividendi nel lungo termine».

Magari vi vogliono quotare…

«Deciderann­o gli azionisti. Personalme­nte credo possa essere un’opzione da percorrere in futuro».

Un’unica azienda dunque ma con marchi separati…

«Sì, ci sono due brand, forti ma complement­ari che lavorerann­o su segmenti di mercato diversi. Wind orientato alle famiglie e alla convergenz­a fissomobil­e, Tre concentrat­o sui millennial­s, sul mobile e sulla digital innovation. Per le aziende, Wind Tre, invece, avrà un unico marchio».

Tutto questo mentre la francese Iliad, si prepara a entrare in Italia con un’offerta low cost e Tim lancia Kena.

«Sinceramen­te non credo sia semplice, puntando solo sugli sconti, affermarsi in Italia dove i prezzi sono, da tempo, particolar­mente competitiv­i rispetto a quelli in vigore nel resto d’Europa. E mi auguro, anche, che i nostri competitor non riaccendan­o nessuna guerra dei prezzi».

Serve un piano Marshall della scuola italiana che faccia emergere le migliori energie per l’innovazion­e

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