Corriere della Sera

Addio a Gatti, drammaturg­o degli umili

- Di Maurizio Porro

Èmorto a 93 anni l’autore monegasco Armand Gatti, nato il 26 gennaio 1924, drammaturg­o e scrittore che aveva combattuto tutte le convenzion­i, aveva vissuto un’infanzia difficile in una baraccopol­i, fu espulso da un collegio di Cannes anche per colpa del suo preferito Rimbaud. In guerra fu internato, fuggì con la sua valigia piena di libri, tornò a casa a piedi in Francia: non si integrò mai nella società, neppure quella teatrale, dove svolse opera di militanza politico-sociale leggendo Marx, Llouys e Nerval. Autore di almeno 30 testi, attivo su molti fronti letterari, fu Jean Vilar a scoprirlo in Armand Gatti, drammaturg­o e scenografo (1924-2017) in un’immagine del 2005 (foto Afp / Jacques Demarthon) Francia, mentre fu Paolo Grassi a portarlo in Italia al Piccolo Teatro con La vita immaginari­a dello spazzino Augusto G (ispirato al padre), nel 1969: il suo teatro ha la funzione di ricordare chi ha lottato per la libertà di tutti. Autore anche di film, sempre militanti, scrisse La passione del gen. Franco nel 1968, Le quetzal e uno spettacolo sul Vietnam, inseguendo molto la cronache, ricordando il lager e cercando di fondare, seguendo la lezione brechtiana e la vita di Hölderlin, una temporalit­à fuori dalle regole, fondendo tempo e spazio in nome della società degli umiliati. Da giornalist­a aveva viaggiato nel mondo, conoscendo Fidel Castro, Che Guevara, Mao e il regista Piscator.

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