Battuta a vuoto del Barça Ma Luis Enrique ha un piano
Cade a sorpresa col Malaga, ma il tecnico vuole chiudere in bellezza
Serata storta Luis Suarez consola Neymar che è appena stato espulso nella gara persa dal Barcellona contro il Malaga (Epa)
Quando un mese fa Luis Enrique ufficializzava il suo addio al Barcellona a fine stagione, non facendo in realtà altro che confermare quello che tutti sapevano da mesi, la reazione quasi compatta della critica fu durissima. «Una sparata con i tempi sbagliati» disse Fabio Capello parlando di scelta controproducente, rischiosa, sbagliata. Le cinque vittorie nelle sei successive partite, incluso l’epocale 6-1 al Psg negli ottavi di Champions, sembravano aver dato torto a lui come agli altri numerosi detrattori, ma da ieri qualche sospetto in più è tornato a serpeggiare in tutti, a partire dalla Juventus che a questo punto forse ha qualche motivo in più per credere nell’impresa. Perché la Champions sarà la Champions, certo, ma se ci è riuscito il piccolo Malaga 14° in Liga perché non dovrebbero farcela i bianconeri?
Un quesito al quale il doppio confronto darà una risposta. Di certo, a due giorni dal primo duello, è impossibile non notare come sia stato davvero troppo pesante il passaggio a vuoto degli irriconoscibili catalani ieri alla Rosaleda, dove sono stati sconfitti in maniera tutto sommato netta. Partenza lenta, molti errori, pian piano il Malaga — allenato da Michel, ex gloria del Real — ha preso campo ed è passato al con un gol piuttosto ridicolo che ha però messo in luce l’inadeguatezza dell’impresentabile Mathieu, sostituto per una sera di Piqué, squalificato. Il classico gol dell’ex, Sandro Ramirez, replicato da un guizzo di Jony nel recupero. La brutta notizia, per Allegri e i suoi, è che però martedì Piqué ci sarà. Pessima serata anche per Neymar, che sull’1-0 s’è fatto espellere per doppia ammonizione. Decisivo per il secondo giallo un fallaccio evitabilissimo: intervento irruento che l’arbitro non gli ha perdonato. Va detto tuttavia che sempre sull’1-0 c’era un rigore grande come una casa per il Barcellona, ma il direttore di gara non s’è accorto che il fallo su Sergi Roberto era avvenuto dentro l’area, concedendo solo una punizione. Ha funzionato poco o niente, nel piano di Luis Enrique, a partire dal modulo, il 4-3-3 divenuto di nuovo necessario dopo l’infortunio pesantissimo di Rafinha, che gli aveva permesso nell’ultimo ese di passare a un 3-4-3 grazie al quale i blaugrana si erano decisamente risollevati anche in campionato.
Il crollo di ieri ha però forse compromesso definitivamente la rincorsa alla Liga, dopo che nel pomeriggio il Real era stato fermato sul pari dall’Atletico nel derby madrileno. Resta quindi l’altro obiettivo, oltre alla finale di Copa del Rey. «Vogliamo la Champions» va ripetendo Lucho, che lascia ma allo stesso tempo studia il raddoppio: esige la seconda Champions prima di mollare la panca più prestigiosa ma usurante della terra e godersi l’anno sabbatico. Per la successione i dubbi sono sempre meno: lo spogliatoio pretende il suo assistente Juan Carlos Unzuè, sconosciuto ai più ma caldeggiato da Leo Messi, uno che quando chiede di solito ottiene.