Formula 1, quei bottoni magici nella sfida Mercedes-Ferrari
La guerra delle mappature e delle regolazioni estreme: così in qualifica la Rossa ha avvicinato i rivali
DAL NOSTRO INVIATO distacchi del 2016 dalla Mercedes) significa attaccare alla base la roccaforte stellata. I campioni dall’inizio della F1 ibrida, nel 2014, hanno «bucato» solo tre pole su 61. Il «bottone magico», la mappatura estrema della power unit che consente alle Frecce d’Argento di spremere il massimo dei cavalli per pochi minuti, è la chiave della supremazia sul giro secco. A Maranello l’hanno studiato e ora anche la SF70H usa regolazioni spinte. Ma non abbastanza, per ora, per primeggiare.
Nelle prime due sessioni di qualifica le prestazioni di Ferrari e Mercedes si equivalgono, poi nel Q3 Hamilton e Bottas impostano il manettino su «extra attack». Il balzo è in media in 7 decimi (mentre Ferrari migliora «solo» di 4-5), uno spunto prodigioso. La Red Bull ha avanzato sospetti sulla regolarità del dispositivo (verrebbe usato olio come additivo nella benzina), ma non è emerso nulla di illegale.
Niki Lauda sostiene che ormai la differenza sia solo nei piloti. Un po’ bisogna credergli, perché i segnali dell’inversione di tendenza Ferrari sono evidenti. Il primo è la facilità nel trovare il bilanciamento della macchina: se prima era necessario un duro lavoro durante e dopo le libere per risolvere la mancanza di correlazione fra il simulatore e la pista, ora «virtuale» e «reale» coincidono. È il frutto di una lunga attività a Maranello che ha coinvolto anche il terzo pilota, Antonio Giovinazzi, e i ragazzi dell’Academy, Antonio Fuoco e Charles Leclerc.
Le altre note positive sono le gomme che vanno in temperatura subito e la capacità della monoposto di adattarsi a ogni mescola. I test invernali per sviluppare le nuove Pirelli sono serviti a raccogliere migliaia di dati. Utilissimi nel Mondiale dell’hi-tech.