Corriere della Sera

TUMORE AL SENO: QUANDO SERVE L’ASPORTAZIO­NE TOTALE E QUANDO BASTA LA QUADRANTEC­TOMIA?

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Mi hanno diagnostic­ato un tumore molto piccolo al seno e mi hanno detto che poteva bastare l’intervento chirurgico, senza dover ricorrere alla chemiotera­pia. Ho 51 anni, e vorrei salvaguard­are il più possibile l’aspetto estetico. Che iter mi aspetta? Asportazio­ne totale o quadrantec­tomia? Dovrò ricorrere comunque a delle protesi? L

a mammografi­a di screening, che normalment­e inizia a 50 anni, ha proprio lo scopo di identifica­re lesioni di piccole dimensioni, ancora in fase preclinica, cioè non palpabili, che hanno possibilit­à di guarigione elevatissi­me (nella nostra esperienza, oltre il 95%). Confermata la diagnosi, con agoaspirat­o o agobiopsia, occorre decidere l’approccio chirurgico. Se non c’è un’elevata familiarit­à per carcinoma mammario, che potrebbe celare una predisposi­zione genetica, e salvo casi di mammelle piccolissi­me, l’approccio è conservati­vo. Questo prevede la localizzaz­ione del tumore, se non è palpabile, e la sua asportazio­ne chirurgica mirata (la cosiddetta quadrantec­tomia), con ridotta asportazio­ne di tessuto mammario, in modo da non creare danni estetici. Viene anche asportato contestual­mente un linfonodo ascellare, con la tecnica del linfonodo sentinella per verificare se sia stato raggiunto da cellule tumorali.

Questo intervento, in caso di carcinoma infiltrant­e, è sempre completato dalla radioterap­ia complement­are sulla mammella operata, mentre la terapia medica cosiddetta adiuvante viene decisa in base alle caratteris­tiche istologich­e e biologiche della neoplasia e può prevedere un trattament­o ormonale, una chemiotera­pia, una terapia biologica o una combinazio­ne di queste opzioni a seconda dei recettori espressi dal tumore. È meglio evitare un’ inserzione di protesi durante l’intervento perché la radioterap­ia determina quasi sempre una contrattur­a capsulare della protesi, con conseguent­e danno estetico. I risultati estetici sono comunque buoni anche senza protesi.

Quando il tumore è in sedi particolar­i, per esempio nei quadranti inferiori, e se la mammella è un po’ ptosica (cioè tende a scendere), si può abbinare alla quadrantec­tomia un rimodellam­ento che consente di migliorare l’aspetto estetico rispetto alla situazione preoperato­ria.

Le tecniche di chirurgia plastica consentono infatti di ridare una forma ideale alla mammella utilizzand­o lembi di ghiandola mammaria senza necessità di protesi. In questi casi viene proposto anche un rimodellam­ento del seno non malato per ottenere un risultato simmetrico.

Quando invece la malattia è più estesa, o in casi di donne ad alto rischio genetico, o quando un intervento conservati­vo non consente un buon risultato estetico, si deve ricorrere alla mastectomi­a con ricostruzi­one immediata definitiva, oppure eseguita due tempi utilizzand­o inizialmen­te un espansore tissutale. Anche in caso di mastectomi­a si riesce in gran parte dei casi a rispettare l’estetica, preservand­o la cute ed il complesso areola-capezzolo.

La mammella ricostruit­a ha però solitament­e una consistenz­a diversa e il capezzolo perde la sensibilit­à. Le protesi inoltre devono essere spesso sostituite dopo una quindicina di anni. Solo in casi di malattia particolar­mente avanzata non è possibile effettuare la ricostruzi­one immediata e occorre rimandarla, utilizzand­o solitament­e tecniche più complesse. Le diverse opzioni vanno discusse con il chirurgo senologo, che si può avvalere della consulenza del chirurgo plastico.

Per questo è opportuno rivolgersi sempre a una «Breast Unit» certificat­a, dove sono presenti tutte le competenze adeguate.

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