«Ero terrorizzato per mia figlia dispersa Ma la Svezia colpita resta aperta e civile»
David Lagercrantz, 54 anni, giornalista e scrittore di Stoccolma, erede di Stieg Larsson (la saga di Millennium, dalla scomparsa dell’autore, è nelle sue mani) non ha dubbi: «Abbracci e tolleranza, il modello Svezia è vivo». Ira del premier svedese. «L’uzbeko senza asilo che ha fatto l’attentato andava espulso subito». Fiori e folla in piazza a Stoccolma.
DAL NOSTRO INVIATO
Rakhmat Akilov, il 39enne uzbeko che venerdì ha lanciato un camion sulla folla a Stoccolma, nel 2014 aveva chiesto asilo in Svezia, ma la sua richiesta era stata respinta nel giugno 2016. «A dicembre ha ricevuto l’avviso di lasciare il Paese entro quattro settimane — ha detto il capo della polizia Jonas Hysing —, ma invece di rispettare l’obbligo ha fatto perdere le sue tracce, lo stavamo cercando». Una seconda persona è stata arrestata ieri per terrorismo. Akilov non avrebbe dovuto trovarsi in Svezia, e lo ha riconosciuto con rabbia il primo ministro Stefan Löfven che ieri pomeriggio ha parlato al congresso dei Socialdemocratici, il suo partito, a Göteborg. Un discorso atteso da settimane, perché il premier aveva annunciato misure più dure per garantire la sicurezza. L’attentato islamista di venerdì è arrivato quindi in un momento cruciale. Le vittime dell’attentato di Stoccolma: 2 svedesi tra cui una bambina di 11 anni; una turista belga di 31 anni; un cittadino britannico, Chris Bevington, 41 anni
«Quell’uomo avrebbe dovuto essere espulso — ha detto Löfven —, provo una grande frustrazione. Chi è respinto deve tornare a casa sua, altrimenti non possiamo sperare di gestire l’immigrazione in modo ordinato». Il premier ha sottolineato che l’anno scorso i rimpatri sono aumentati del 50 per cento, quasi 24 mila persone sono state costrette a lasciare il Paese. La Svezia si è guadagnata il ruolo di superpotenza umanitaria accogliendo nei decenni un numero record di migranti, 200 mila solo negli ultimi anni, rispetto a una popolazione di appena 10 milioni di abitanti.
La svolta «legge e ordine» del premier Löfven era stata già decisa anche per contrastare l’avanzata dei Democratici, il partito populista che secondo un sondaggio YouGov di fine marzo ha raddoppiato in tre anni i consensi diventando il primo partito di Svezia. Il leader parlamentare dei Democratici, Mattias Karlsson, vede nella strage la conferma che bisogna tornare a una società omogenea, che dia la priorità agli svedesi: «Sono furioso e dispiaciuto ma certo non sorpreso: era chiaro che un attacco avrebbe colpito la Svezia, era solo questione di tempo. L’attentato avrà conseguenze durature sulla politica e la società svedese».
Sembrava non pensarla così la maggior parte delle 20 mila persone che ieri si sono radunate nella piazza Sergels Torg, nel cuore della città, a due passi dal luogo dell’attentato, per commemorare le vittime e celebrare lo «spirito di Stoccolma» — apertura e tolleranza — che deve sopravvivere. «Se ci riusciamo, i terroristi avranno perso», ha detto la sindaca Karin Wanngård. Molti portavano fiori, qualche ragazza offriva «abbracci gratis»: «Il bello della Svezia è la solidarietà — dice Agnetha Lindgren —. Dobbiamo rispondere all’odio con l’amore».
Nell’attacco delle 14 e 53 di venerdì hanno perso la vita quattro persone. La prima a essere stata identificata è una bambina di 11 anni, che stava tornando a casa da scuola. La famiglia aveva diffuso la sua foto perché non aveva più notizie, poi la polizia ha dato la conferma, confrontando il Dna, che era stata investita dal camion del terrorista. A quel punto i famigliari hanno chiesto che la foto venisse ritirata. Una seconda vittima è svedese. Poi ci sono una turista belga di 31 anni di Lembeek, e un cittadino britannico, Chris Bevington, 41 anni, sposato e padre di due figli, che viveva con la famiglia a Stoccolma e lavorava nella compagnia di musica in streaming Spotify. Il co-fondatore di Spotify, Daniel Ek, ha detto che «Chris ha avuto un’enorme influenza non solo sul nostro lavoro, ma su chiunque abbia avuto il privilegio di conoscerlo».
@Stef_Montefiori