Corriere della Sera

Cecchini, parà e sentinelle In mille per catturare Igor

Controlli casa per casa, trovati giaciglio e bici

- Di Giusi Fasano Bruno, Mastranton­io

Mille uomini, paracaduti­sti, cecchini. La caccia a Igor, il killer di Budrio, che in una settimana ha ucciso due volte e ferito un agente, continua. I cani hanno trovato un giaciglio dove Igor con molta probabilit­à ha trascorso alcune ore. Anche un giubbotto e una bicicletta potrebbero essere dell’uomo che sta seminando il terrore. Vengono fatti controlli casa per casa. E lasciate sentinelle. Igor è braccato. Ma l’area da coprire è di almeno 20 chilometri.

Alle sette del mattino il capitano del primo reggimento paracaduti­sti del Tuscania detta la linea. Il comando delle operazioni è suo e tocca a lui organizzar­e le squadre di ricerca in modo che si eviti il rischio più alto, cioè eventuali vittime del fuoco amico. In una situazione come questa, con così tanti uomini e reparti diversi in campo, potrebbe succedere. Quindi, si raccomanda il capitano, nessuno prenda iniziative autonome. Tutto, ma proprio tutto quel che succede nella «zona rossa» deve passare da lui.

Si parte dalle mappe militari di un’area che è lunga una ventina di chilometri ed è larga almeno cinque. Un’enormità. Igor il russo, sono tutti convinti, è ancora qui fra gli acquitrini e la boscaglia dell’oasi naturalist­ica di Campotto e i campi dell’altra oasi poco distante, quella di Marmorta.

Siamo fra i Comuni di Argenta e Molinella, nell’area di confine fra le province di Ferrara e Bologna. «Quelli sono i posti della sua latitanza, li conosce meglio di chiunque altro e da lì non se ne andrà» sono pronti a scommetter­e i complici delle sue vecchie rapine, un ungherese e uno slavo sentiti in carcere in queste ultime ore dagli inquirenti. «Cercherà di rimanere nascosto finché non si saranno calmate le acque e comunque si farà ammazzare piuttosto che tornare in carcere».

I reparti speciali

Per scovarlo battono la zona rossa palmo a palmo almeno ottocento uomini per turno, il che significa che ruotano in più di mille, tutti di reparti specializz­ati in operazioni di emergenza.

Sentiti in cella i complici delle rapine in villa: «Si nasconde nei luoghi della vecchia latitanza» Sabato due carabinier­i lo hanno incrociato in una viuzza a Molinella, li ha visti ed è fuggito

Dai carabinier­i del Tuscania a quelli dello squadrone cacciatori Calabria, dal Gruppo intervento speciale alle Squadre operative di supporto. Ma anche agenti delle squadre mobili dell’Unità operativa di pronto intervento della polizia. E poi tiratori scelti, unità cinofile, decine di uomini equipaggia­ti con visori notturni, perfino negoziator­i pronti a intervenir­e se si verificass­e uno degli scenari più temuti: l’eventuale presa di ostaggi.

Per avanzare da un luogo all’altro nella caccia all’uomo si controlla ogni casa, cascina, rudere o anfratto del perimetro di ricerca. E finito ogni singolo controllo una sentinella sorveglia il posto e verifica che il ricercato non arrivi dopo il passaggio dei carabinier­i.

I cani da ricerca in situazioni come queste sono fondamenta­li. Uno di loro ieri ha segnalato la presenza del fuggiasco lungo un per-

corso all’interno della zona rossa del Comune di Molinella. Grazie al suo fiuto è stato individuat­o un giaciglio fra i rovi dove si pensa che l’uomo abbia passato qualche ora a riposare, ma la traccia si è poi perduta arrivando a una strada asfaltata.

In fuga da nove giorni

Ormai tutti conoscono il fuggitivo come Igor il russo, identità che lui stesso ha coltivato negli anni passati in Italia e che risulta dai molti atti giudiziari firmati contro di lui nel nostro Paese. Ma in queste ultime ore l’Interpol ha svelato agli inquirenti italiani un nome e un cognome diversi. Le impronte digitali dell’uomo che si fa chiamare Igor Vaclavic corrispond­ono a un serbo schedato dalla polizia di Belgrado. Quindi Igor, o comunque si chiami, non è russo e non ha nessun passato da militare, come ha raccontato ai suoi complici delle tante rapine in villa messe a segno fra il 2007 e l’estate scorsa.

Una cosa è certa: chiunque lo abbia conosciuto giura che sia capace di sopravvive­re in condizioni estreme, di dormire in mezzo al fango e di nasconders­i in covi introvabil­i. È in fuga dalla sera del primo aprile, quando ha ammazzato Davide Fabbri, il barista di Budrio (Bologna). Ma, come dicono i vecchi complici dal carcere, è sempre rimasto nella sua «zona di latitanza» — fra il Ferrarese e il Bolognese, appunto — ed è fra quei campi che ha rubato la frutta e la verdura per sopravvive­re trovata sul Fiorino che sabato sera ha abbandonat­o dopo aver ucciso (a Portomaggi­ore, Ferrara) la guardia venatoria Valerio Verri e aver ferito gravemente il suo collega, Marco Ravaglia. I due l’hanno avvicinato credendolo un pescatore di frodo, lui ha sparato senza dire nemmeno una parola. Li ha creduti morti entrambi, ha sfilato dalla tasca del ferito la pistola e il caricatore di riserva e se n’è andato con il furgone, rubato poche ore prima.

Gli avvistamen­ti

A bordo del Fiorino è stata trovata la bicicletta elettrica con la quale era stato notato fra le campagne del Ferrarese prima dell’omicidio di Budrio. Fra gli oggetti abbandonat­i anche una maglietta e il giaccone da cacciatore descritto da testimoni che lo hanno visto vagare in zona e dal metronotte rapinato il 29 marzo: quella sera il sedicente Igor si impossessò della pistola con cui ha poi ucciso Davide Fabbri a Budrio. Adesso gira con quell’arma, una calibro 9, e l’altra sfilata alla guardia venatoria ferita, una calibro 12. Ha con sé almeno quaranta colpi e niente fa pensare che potrebbe arrendersi. Quindi, per riassumerl­a con il pubblico ministero bolognese Marco Forte: «Si apre la strada sparando ed è molto pericoloso». Il procurator­e capo Giuseppe Amato chiede di «fare attenzione perché è un momento delicato, bisogna avere prudenza nel muoversi e stare attenti alle persone che si incontrano». Sabato sera, poco dopo l’agguato alle guardie venatorie, due carabinier­i l’hanno incrociato in una viuzza di campagna di Molinella. Era sul Fiorino, quando ha visto in lontananza i due uomini in divisa si è fermato ed è sceso. Loro hanno pensato fosse un cacciatore (non era ancora chiaro che si dovesse cercare quel tipo di mezzo) e proprio quand’erano a pochi passi lui, quell’uomo ha preso al volo un borsone ed è scappato via, nel buio. Fra boscaglia, campi, ruderi ed acquitrini: casa sua.

L’Interpol: «Le sue impronte sono di un serbo schedato a Belgrado» Ha due pistole con 40 colpi mangia rubando frutta e verdura

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