Corriere della Sera

«Ci difendiamo con i fucili»

- Di Marco Imarisio

Il rifugio di Igor il russo (o presunto tale) è un lenzuolo di terra umida strappato dalle bonifiche degli anni 40 agli acquitrini. La zona tra Ferrara e Bologna ha una delle più alte percentual­i di case e cascine disabitate: ognuna un nascondigl­io. «E dentro, nella riserva, è ancora peggio» dicono tre anziani a Miravalle. Lo chiamano tutti per nome Igor, perché lo conoscono. «Aveva rapinato la donna delle pulizie. Per noi era un ladro di galline, o poco più». Ora è l’uomo che uccide la gente. E fa paura. «Ho messo il fucile in tinello» dice Luciano Simoni nella sua villetta a Boccaleone.

Ancora l’altra sera c’era la nebbia. «Sono le ultime, che salgono dai canali. Non è che faccia paura, ma non aiuta». Maurizio Tapparello chiude a doppia mandata i cancelli della sua azienda agricola, come ogni sera. «Qui si sta da soli, per forza» dice prima di rientrare.

Il rifugio di Igor il russo — o presunto tale — è un lenzuolo di terra umida sul quale sono adagiate case sparse e prati dall’erba alta. Le bonifiche degli anni Quaranta lo hanno strappato agli acquitrini dai quali è circondato. Ma anche solo la segnaletic­a che parla di argini e canali minori o maggiori ricorda che questa era palude, e tutto intorno continua ad essere terra molle, come la chiamano in dialetto i locali. Alberto Sifo, rappresent­ante di commercio, taglia l’erba del suo giardino affacciato su una delle tante strade secondarie che costeggian­o fossati. «Non ci siamo mai trovati in una situazione del genere. Difficile avere paura oggi, perché in giro c’è un carabinier­e ogni abitante. Siamo sospesi, come queste terre di nessuno. In attesa. Aspettiamo che succeda qualcosa».

Al ristorante bar Manier di Miravalle non c’è un’anima. Un cartello promette pesce d’asporto, tutti gli altri locali lungo la provincial­e hanno nomi ittici. L’acqua c’è ma non si vede, coperta dagli argini. Tre signori anziani prendono l’aria seduti a un tavolino nel cortile sterrato. «Colpa di nessuno se non lo prendono» dice uno. «Tanto tempo fa era diverso, adesso ormai siamo poca gente» ribatte un altro. Il terzo allunga il dito e disegna un cerchio nell’aria. «Ormai ci sono solo case che crollano». La bassa tra Ferrara e Bologna ha una delle più alte percentual­i di case e cascine disabitate, comunque ruderi abbandonat­i a se stessi. La popolazion­e è sempre più vecchia, i giovani se ne vanno. Ogni rudere, un potenziale nascondigl­io. «E dentro, nella riserva, è ancora peggio. Mica facile trovare Igor».

Lo chiamano tutti per nome. Non per contaminaz­ione televisiva, ma perché lo conoscono.

«Ciao bello». A Giancarlo Bolognesi scrisse così sull’armadio del magazzino, con una bomboletta spray, mentre lo aspettava per chiedergli dov’erano i soldi della sua azienda agricola. «Fu duro, urlò. Ma non mi fece male. Comunque faceva paura. Subito dopo mio figlio mi obbligò a lasciare la casa dove abitavo, che era un po’ isolata, come tutte le altre del resto». Al bar sotto i portici di Consandolo, frazione di Argenta, ognuno ha un ricordo vissuto in prima o terza persona, un aneddoto. Igor ha fatto parte del panorama umano locale, uno spauracchi­o da paese. Sergio Nava racconta l’ultimo in ordine di tempo. Anche lui è un pensionato, come l’ottantenne Bolognesi. Abita con il fratello in una cascina di Torremaggi­ore, di fronte al luogo dove è stato ritrovato il Fiorino bianco. «Abbiamo preso il nostro furgoncino e abbiamo fatto il giro dei campi. Mi sono portato dietro il fucile, però. Non lo uso, non lo voglio usare. Ma l’ho preparato e me lo tengo vicino». «E cosa te ne fai?» chiedono gli altri, scuotendo la testa. «Hai capito cosa c’è in giro?».

Le campagne del Mezzano si chiamano così perché stanno tra terra e acqua. I suoi paesi sono a una cinquantin­a di chilometri da Bologna e Ferrara, che significa lontani da entrambe le città. Nei bar ci sono ancora i biliardi, a ogni frazione corrispond­e una bocciofila. I banditi e il racconto che ne viene fatto hanno una dimensione anedottica, che non prevede l’atrocità. È un piccolo mondo a parte, abituato a sentirsi tale, dove ancora i cani da guardia vengono considerat­i come una sorta di polizza contro le sorprese sgradite.

«Le cacce all’uomo le abbiamo viste solo in television­e» dicono al Leon d’oro di Molinella, che invece deve il suo nome ai mulini d’acqua oramai scomparsi. «Nessuno poteva immaginare una cosa del genere». A chi viene da fuori, dalla metropoli, questo candore può sembrare un reperto d’epoca. Ma c’è, esiste, ci sono ancora posti dove tutti si chiamano per nome. Ogni tanto qualche furto in casa, raccontano i sindaci della zona. Nessuna fiaccolata, nessuna impennata nelle richieste di porto d’armi.

«Aveva rapinato la donna delle pulizie del campo di golf qui accanto». Luciano Simoni è davanti al cancello della sua villetta a Boccaleone, una frazione di Argenta. «Per noi era un ladro di galline, o poco più. Vai a capire...». Adesso è diventato un uomo che uccide la gente. Che spara per primo, si prende tutto. Scordarsi l’epopea del bandito in fuga, dice un ufficiale che ne ha inseguiti tanti. Igor non tornerà indietro, perché alle sue spalle non c’è nulla, non ha una casa dove tornare, neppure una donna o un telefonino che lo possa tradire. «Per questo fa paura» dice il signor Luciano. Nel tinello, appoggiato a una cassapanca, c’è un fucile a sette colpi. «Faccia attenzione che è carico». L’ha tirato fuori per la prima volta dopo l’acquisto, avvenuto una decina di anni fa. Non è un cacciatore, è anche lui un pensionato che vive in una bella casa. «Ma infatti non ho nessuna intenzione di fare gesti eroici o da matto. Mi chiudo in casa, come stanno facendo tutti».

Al Leon d’Oro è appena finito il posticipo serale. Il pensionato Giulio Martoni e altri due suoi amici prendono tempo. Abitano nelle case sparse in località Malmorta, dove comincia l’oasi naturale, che poi è una palude. «Meglio che vi faccio da scorta» dice Anselmo, il campione locale di boccette. Da fuori arriva il bagliore di tante luci blu. Una colonna di auto dei carabinier­i è appena entrata in piazza. Qualcuno cambia canale. Le stesse immagini che si vedono dalle vetrine del bar. In diretta. Il titolo del servizio è «caccia all’uomo».

Martoni prende cappello e bastone. Sospira. «Speriamo bene». Queste cose le hanno viste sempre e solo in television­e, e adesso in television­e ci sono loro.

In questa zona ha messo a segno vari furti: «Ma per noi era un ladro di polli». Una vittima: «Non mi fece male, ma tanta paura»

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(foto Benvenuti / Ansa) Controlli Un posto di blocco dei carabinier­i tra Molinella e Marmorta nei pressi del luogo dove si è dato alla fuga Igor Vaclavic, ricercato per la morte di una guardia ambientale volontaria e di un barista

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