Corriere della Sera

«Attaccano la pace con l’Islam Ma il Papa non si fermerà»

- Gian Guido Vecchi

Fra meno di tre settimane, il 28 e 29 aprile, Francesco andrà al Cairo. Il motto del viaggio è: «Il Papa di pace nell’Egitto di pace».

Questi attentati, eccellenza, sono anche un attacco al dialogo?

«È evidente, purtroppo, che si debbano leggere così. Un attacco al dialogo, alla pace. E credo anche un messaggio indiretto a chi governa il Paese, contro la minoranza di cristiani che in qualche modo, negli ultimi tempi, ha trovato più libertà».

L’arcivescov­o Angelo Becciu è il Sostituto e quindi «numero due» della Segreteria di Stato vaticana, una sorta di ministro degli Interni della Santa Sede. Seguirà il Papa in Egitto. «Abbiamo saputo degli attentati in piazza San Pietro, durante la messa della domenica delle Palme…». Ci saranno cambiament­i di programma?

«Non c’è dubbio che il Santo Padre manterrà il proposito di andare. Ciò che è accaduto provoca turbamento e una grande sofferenza, ma non può impedire lo svolgiment­o della missione di pace del Papa».

Francesco incontrerà tra l’altro il grande imam dell’università di Al Azhar, Ahmad al-Tayyib, la più alta autorità dell’Islam sunnita. Il dialogo è anche un modo di isolare i fondamenta­listi, di respingere la visione del mondo di chi vuole uno scontro di civiltà?

«Certo, il senso è questo. Fin dall’inizio dell’apparizion­e dell’Isis il Papa ha voluto distinguer­e gli atti di terrorismo compiuti da fanatici esaltati dalla religione in sé. Si è sempre rifiutato di associare l’Islam come tale al terrorismo. Terroristi potranno essere alcuni islamici deviati, ma non la religione. E questo gli ha guadagnato la riconoscen­za dei musulmani, per l’onestà delle sue posizioni. Molte autorità islamiche hanno incontrato il Pontefice per ringraziar­lo e molte altre gli hanno scritto ammirati per la sua autorevole­zza morale. Un atteggiame­nto che ha propiziato anche il riavvicina­mento con Al Azhar, dopo che nel recente passato vi erano stati momenti un po’ difficili, nei rapporti con la Santa Sede».

All’Angelus, Francesco ha chiesto che «il Signore converta i cuori delle persone che seminano terrore, violenza e morte» ma anche «il cuore di quelli che fanno e trafficano le armi». Perché?

«Sì, questa è un’idea ricorrente del Papa. È molto semplice: chi traffica in armi ha interesse a provocare situazioni di tensione e di guerra perché queste armi si vendano sempre di più, per fare soldi. Il Papa sa che cosa succede, qual è la realtà, quali lobby sono in gioco». Ci sono preoccupaz­ioni per il viaggio in Egitto?

«È capitato altre volte che venissero sollevate questioni di sicurezza, timore di attentati eccetera. Ad esempio in Centrafric­a, per la situazione locale, l’organizzaz­ione era ridotta al minimo ma tutto è andato bene. In Egitto ci hanno assicurato che tutto procederà per il meglio, andiamo tranquilli. Senza nasconders­i la realtà, talvolta poco incoraggia­nte, il Papa invita a guardare al futuro con speranza. E come sempre vuole dare l’esempio».

All’Angelus Francesco ha detto: la guerra è la sciagura dell’umanità.

«Come diceva Pio XII, nulla è perduto con la pace, tutto può esserlo con la guerra».

Francesco parla di una «terza guerra mondiale combattuta a pezzi». Quest’anno cadono i 100 anni dalla lettera di Benedetto XV ai capi delle nazioni belligeran­ti, la denuncia dell’ «inutile strage» della Prima guerra mondiale.

«Già. Molte volte nella storia le voci dei pontefici sono rimaste inascoltat­e. Magari vi avessero dato più attenzione! Si sarebbero evitate all’umanità tragedie inaudite. Speriamo che la storia insegni».

La via di Francesco Il Pontefice ha sempre voluto distinguer­e gli atti di terrorismo dalla religione in sé Il Signore converta i cuori di chi semina terrore Papa Francesco

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy