Corriere della Sera

«Canali e canneti, l’ossessione dei nazisti»

Elisabetta Sgarbi: in quelle terre d’acqua si nascondeva­no i partigiani

- Luca Mastranton­io

Nel documentar­io Quando i tedeschi non sapevano nuotare (2013, Betty Wrong e Rai Cinema), Elisabetta Sgarbi ha rivelato un lato inedito della Resistenza al nazismo nel Delta del Po. L’editrice e regista si trova a Ro, sulla riva emiliana del Po, zone dove affondano le radici ferraresi della sua famiglia.

Come vivete la caccia al killer?

«Ho sentito un parente di Santa Maria Codifiume, paese natale di mia mamma; lui mi ha detto che il criminale è stato avvistato in bici mercoledì alle 10.30 del mattino a Ospital Monacale e che solo il giorno dopo sono intervenut­e le forze speciali, ma lo hanno perso. Cose riferite, di seconda mano, ma danno il polso della paura che si respira in Ferrarese L’editrice e regista Elisabetta Sgarbi zone dove fino a metà anni 90 si lasciava la porta di casa aperta».

La situazione a Ro Ferrarese?

«Anche qui c’è preoccupaz­ione, molti abitazioni e locali sono isolati, di notte è impossibil­e un presidio di polizia capillare. Cala il silenzio, la distanza tra un casale e l’altro sembra amplificar­si. In me, e in mio padre, crea inquietudi­ne che la metafisica delle linee geometrich­e del paesaggio siano attraversa­te da un Rambo russo omicida».

Che vantaggi offre questo territorio a un fuggiasco?

«Sono terre dove la canna alta e il sentiero stretto danno respiro agli agguati. La tela di canali di irrigazion­e del Reno e del fiume Senio fu l’ossessione dei tedeschi e degli alleati La vittima Valerio Verri, 62 anni, la guardia ecologica volontaria uccisa sabato su questo fronte. Argenta era l’unica sottile linea di passaggio verso Ferrara, tra le valli e paludi di Marmorta e Comacchio. Gli alleati la chiamavano Argenta Gap. Lo svantaggio del territorio è che non si può rimanere fermi e nascosti a lungo, bisogna fare ritorno a un luogo più vivibile».

Cosa pensa che possa fare il killer?

«Rimanere il più possibile tra i canali e i canneti che creano labirinti inestricab­ili. Ma poi uscire da quelle valli, come ammoniva il comandante Pietro, partigiano, 70 anni fa, è inevitabil­e. E le vie di fuga sono limitate».

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(foto Business Press) Nelle campagne I rilievi della Scientific­a sul luogo della sparatoria di sabato pomeriggio
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(Photo Masi)
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(Carabinier­i/Ansa) L’assassino Igor Vaclavic, in fuga, è accusato di aver ucciso almeno due persone
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