Corriere della Sera

Legge elettorale, l’ex premier pronto al dialogo con i 5 Stelle

- Di Maria Teresa Meli

«Ragazzi, la vera partita è con i 5 Stelle. È sfida totale del Pd nei loro confronti». A fine giornata Matteo Renzi indica il suo obiettivo. Non lo ammetterà mai pubblicame­nte, ma si sente già segretario e come tale sembra parlare alla convenzion­e del Pd alla quale illustra le prossime mosse del partito. Sarà un duello democrats-grillini quello del futuro: «O noi o loro», spiega Renzi ai suoi. E per questo è disposto anche ad andare a vedere le carte dei Cinque Stelle sulla riforma elettorale: «Facciano una proposta e siamo pronti a discuterne». E Orfini, che dell’ex segretario è uno dei più grandi supporter si spinge a dire ai fedelissim­i: «Loro sostengono di voler togliere i capilista bloccati? Bene ce lo propongano e noi siamo pronti a cancellarl­i subito, siamo gli unici in Parlamento che lo vogliono fare davvero». La sfida con i grillini è a tutto campo. Anche — e soprattutt­o — sul web. Il primo maggio partirà «Bob», la piattaform­a preannunci­ata al Lingotto da Renzi: «Il nostro contropied­e sarà anche su questo terreno», spiega l’ex segretario ad alcuni compagni di partito. E aggiunge: «Bob può essere utile per non lasciare il futuro ai Cinque stelle». Anche sul fronte big data e nuove tecnologie. E servirà a contrastar­e le fake news grilline, aggiungono dallo staff dell’ex premier. Insomma, Renzi, che ha già la mente rivolta alla campagna elettorale per le politiche, punta a una polarizzaz­ione: o il Pd o i grillini. E su questo, quando sarà il momento, chiederà il voto utile, a sinistra, ma non solo. Ed è pronto a incalzare i Cinque stelle, anche su altri fronti: «Loro hanno lanciato un’opa sul futuro dell’Italia, e noi dobbiamo raccoglier­e questa sfida». E vincerla (ma questo dal palco non lo dice). Una sfida che non significa rincorrere i grillini sul loro terreno. Tant’è vero che Matteo Renzi, dal palco della convenzion­e nazionale, ribadisce il suo «No» al reddito di cittadinan­za, che pure è un provvedime­nto molto popolare: «L’Italia — spiega — è una repubblica fondata sul lavoro non sull’assistenzi­alismo». La sfida del futuro riguarda valutare i nuovi scenari — e le nuove profession­i — non «dare sussidi».

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