Manager, fiducia sugli utili L’indagine Grant Thornton
Cauto ottimismo. Che si esprime in termini di attese (positive) per i profitti delle aziende. Meno, però, nella capacità da parte delle imprese italiane di creare nuova occupazione. Il rapporto redatto dalla società di revisione contabile Grant Thornton — realizzato a seguito di interviste con 2.400 Ceo e alti dirigenti — delinea una ripresa dell’ottimismo su scala globale. L’indice — definito come Global business optimism — è al livello record. Segnale di una ripresa diffusa, anche se non capillare e con diversi focolai di incertezza, come il nostro Paese. La ricerca mette in luce aspettative per un futuro migliore negli Usa per l’80% degli intervistati rispetto al 54% del quarto trimestre 2016. Un dato interessante perché testimonia come l’elezione (e il successivo insediamento) di Donald Trump alla Casa Bianca abbia innescato una dinamica positiva, che condiziona anche le aspettative sul futuro più immediato. D’altronde il grado di fiducia di tutti gli attori è la precondizione di una crescita convinta, secondo le teorie macroeconomiche — ormai ampiamente sdoganate — che parlano di «profezie autoavveranti». Per l’Italia il quadro è in chiaroscuro. Perché i pareri dei capiazienda sono meno inclini all’ottimismo rispetto ai loro pari grado di altri Paesi europei. Secondo Roberto Hugo Tentori, presidente di Grant Thornton Consultants, «i valori più bassi rispetto alla media Ue sono condizionati dalla difficoltà politiche emerse dopo il recente referendum costituzionale». «Al tempo stesso — aggiunge — si evince la fiducia nell’impegno delle istituzioni nel medio periodo riguardo ai piani per migliorare la situazione dei debiti delle banche e nel trovare nuovi strumenti di politica fiscale e industriale».