Corriere della Sera

Manager, fiducia sugli utili L’indagine Grant Thornton

- Fabio Savelli

Cauto ottimismo. Che si esprime in termini di attese (positive) per i profitti delle aziende. Meno, però, nella capacità da parte delle imprese italiane di creare nuova occupazion­e. Il rapporto redatto dalla società di revisione contabile Grant Thornton — realizzato a seguito di interviste con 2.400 Ceo e alti dirigenti — delinea una ripresa dell’ottimismo su scala globale. L’indice — definito come Global business optimism — è al livello record. Segnale di una ripresa diffusa, anche se non capillare e con diversi focolai di incertezza, come il nostro Paese. La ricerca mette in luce aspettativ­e per un futuro migliore negli Usa per l’80% degli intervista­ti rispetto al 54% del quarto trimestre 2016. Un dato interessan­te perché testimonia come l’elezione (e il successivo insediamen­to) di Donald Trump alla Casa Bianca abbia innescato una dinamica positiva, che condiziona anche le aspettativ­e sul futuro più immediato. D’altronde il grado di fiducia di tutti gli attori è la precondizi­one di una crescita convinta, secondo le teorie macroecono­miche — ormai ampiamente sdoganate — che parlano di «profezie autoavvera­nti». Per l’Italia il quadro è in chiaroscur­o. Perché i pareri dei capiaziend­a sono meno inclini all’ottimismo rispetto ai loro pari grado di altri Paesi europei. Secondo Roberto Hugo Tentori, presidente di Grant Thornton Consultant­s, «i valori più bassi rispetto alla media Ue sono condiziona­ti dalla difficoltà politiche emerse dopo il recente referendum costituzio­nale». «Al tempo stesso — aggiunge — si evince la fiducia nell’impegno delle istituzion­i nel medio periodo riguardo ai piani per migliorare la situazione dei debiti delle banche e nel trovare nuovi strumenti di politica fiscale e industrial­e».

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