Corriere della Sera

Vettel ha una Ferrari rock Hamilton suona più forte

In Cina vince Lewis davanti a Seb, Verstappen terzo con una grande rimonta

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DAL NOSTRO INVIATO

Sguardi di rispetto, compliment­i sinceri e una gran voglia di ributtarsi nella mischia. In attesa di quel corpo a corpo che non c’è stato, come se una mano maliziosa avesse scritto il copione apposta per ritardarlo e far crescere l’attesa. Lewis e Sebastian, atto secondo. A parti invertite rispetto all’Australia, ma è sempre uno spettacolo da tutto esaurito. Sette Mondiali in due, 54 vittorie contro 43, roba da pesi massimi. Tale è l’equilibrio che persino la corona è condivisa: a pari punti nel Mondiale, uno appena di scarto in quello costruttor­i fra Mercedes e Ferrari. E domenica in Bahrein c’è il terzo round.

Ma non bastano i numeri a trasmetter­e il pathos di un Gp cinese illuminato da lampi di classe assoluta. Come il regolament­o dei conti fra ex compagni rari, e delle dormite, sempre più frequenti. Forse non è il miglior modo, quello di Sergio Marchionne, presidente della Ferrari, di motivare Kimi, in passato un signor pilota, ma ha detto la verità quando nell’analizzare la sua bolsa domenica cinese ha ironizzato «forse Kimi aveva altri impegni...». Ecco, si passi dal pensiero all’azione, di squadra, Vettel su Ricciardo. Duro, famelico e chirurgico il ferrarista nel trovare la «mattonella» per staccare. Ruote che si toccano due volte, commissari che non fischiano, «ohooo!» e un diluvio di applausi dalle tribune. Seb suona il rock, Max Verstappen l’heavy metal. Travolgent­e lo slalom dell’olandese in un primo giro alla Senna: ne scarta nove, da sedicesimo a settimo. Il signore delle acque emerge quando l’asfalto umido procede alla selezione naturale della griglia fra gente con il casco e fuoriclass­e. A 19 anni, lui è fra questi: attaccante nato, difensore di razza quando negli ultimi secondi e con una finta sbarra la porta a Ricciardo, che premeva con le gomme più fresche. Lewis, Seb e Max, il meglio che la F1 può offrire, il podio cinese è uno spot dell’alta velocità. Ed è un peccato che nella «royal rumble» manchi congedando­lo, magari col Mondiale in mano (di Vettel). Questo passo finale, però, deve essere anticipato da un’operazione che deve partire subito. Oggi. Un intelligen­te e generoso corteggiam­ento di Max Verstappen, talento raro, destinato a diventare il re della F1. Arrivabene «parli con Kimi» come gli ha suggerito il grande capo, ma Fernando Alonso, capace di dare l’anima anche con una McLaren-Honda di cartapesta.

Ferrari e Mercedes se le danno senza finzioni. Almeno le prime guide perché fra le seconde, Raikkonen e Bottas, è gara a chi dorme di più. Buonanotte e buona fortuna. Anche a Giovinazzi, involontar­io protagonis­ta dell’episodio che ha cambiato la corsa. Il «pulcino» della Ferrari, alla seconda prova in F1 con la Sauber, al 4° giro decolla su una pozzangher­a e distrugge la Sauber: secondo crash di fila dopo quello in qualifica, che non cancella quanto di buono mostrato fin qui dal 23enne di Martina Franca. Il destino è beffardo: perché proprio pochi minuti prima la Ferrari aveva richiamato Vettel ai box (approfitta­ndo della virtual safety car per lo scontro fra Perez e Stroll, in cui viene eliminato il rampollo della Williams) per poi avvii la missione di soffiare Verstappen alla Red Bull. Sa come e dove agire, conosce le strategie giuste per fare il colpo di mercato dell’anno (non può essere Ricciardo). Si obietterà: Verstappen ha esteso il contratto con la Red Bull fino al 2019. Ma i contratti in F1, e non solo, si strappano: soprattutt­o se si muove la Ferrari. smontare le intermedie e passare alle soft, sfruttando la pista che si asciugava. L’ingresso della safety car, stavolta quella vera, per pulire i detriti lasciati dalla macchina di «Giovi», annulla la mossa del Cavallino che tentava l’undercut (ce ne sarà un secondo dopo), cioè l’anticipo del pit stop sulla Mercedes. Quando il carosello si disunisce, Seb deve rimontare. Si trova dietro a Raikko-

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