Corriere della Sera

La storia dell’Alfa Passione e ragione per 110 anni

- r.i.

C’è l’austero Henry Ford, che alla fine degli anni Trenta si toglie sempre il cappello quando passa un’Alfa Romeo (all’epoca l’azienda italiana costruiva sei auto al giorno, pari a quelle che l’americano fabbricava in un minuto), e c’è l’impertinen­te James May, della «banda» primigenia di Top Gear, che quando si accomoda al volante di un’Alfa Romeo Brera dice di sentirsi «come in un bar del centro di Milano». Cioè molto bene. Estremi che si toccano in un punto: l’emozione. Tutte le storie industrial­i, a essere onesti, sono edificate sulla ragione e sul cuore. Ma l’Alfa Romeo è un contenitor­e tra i più grandi, dato che nel 2017 compie il 110° anno di vita. Non ce ne sono molti, nel mondo, di brand così longevi. La fiammella ha tremato, qualche volta è sembrata sul punto di spegnersi, ma è ancora accesa. La Giulia, lo Stelvio... «La meccanica delle passioni» (bel ritornello) è ancora in movimento. Quale sia il segreto di questo straordina­rio vissuto lo spiega (con parole e immagini, tante immagini) Daniele Buzzonetti, che, con la collaboraz­ione di Maurizio Ravaglia, firma il volume Alfa Romeo. Automobili per passione da 110 anni (Artioli 1899, pagine 320, 55). La biografia del Biscione, rigorosa e affettuosa insieme, opera perfettame­nte in linea con lo spirito del marchio.

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