L’allarme di Ratzinger: noi dimentichiamo Dio La Chiesa è in pericolo
Nihil Operi Dei praeponatur — Nulla si anteponga al Culto divino. Con queste parole San Benedetto, nella sua Regola (43,3), ha stabilito la priorità assoluta del Culto divino rispetto a ogni altro compito della vita monastica. Questo, anche nella vita monastica, non risultava immediatamente scontato perché per i monaci era compito essenziale anche il lavoro nell’agricoltura e nella scienza.
quasi tre anni — che proseguirà con la pubblicazione in russo della trilogia su Gesù di Nazaret. Il tutto grazie alla cooperazione scientifica ed editoriale tra la casa editrice del Patriarcato di Mosca, la Libreria editrice vaticana, la Fondazione Ratzinger e l’Accademia internazionale «Sapientia et Scientia», fondata e presieduta dalla professoressa Giuseppina Cardillo Azzaro e che riunisce personalità della cultura e della scienza «dell’Oriente e dell’Occidente d’Europa» ed esponenti della Chiesa cattolica e di quella ortodossa.
Il valore ecumenico dell’iniziativa è evidente. Un’occasione così importante da convincere il Papa emerito a scrivere la prefazione all’edizione russa. Il testo porta, non a caso, la data dell’11 luglio 2015: il giorno di San Benedetto, patrono d’Europa. In uno degli interventi centrali del suo pontificato, il discorso memorabile al Collège des Bernardins di Parigi, il 12 settembre 2008, Joseph Ratzinger aveva spiegato come il monachesimo di San Benedetto avesse salvato il patrimonio del pensiero antico e formato la cultura europea grazie a quei monaci che avevano come obiettivo «quaerere Deum», cercare Dio. In uno dei suoi libri più celebri, l’Introduzione al cristianesimo (Einführung in das Christentum, 1967), riportava l’apologo del clown e del villaggio in fiamme narrato da Søren Kierkegaard: il circo che s’incendia, il clown mandato a chiamare aiuto al villaggio vicino, la gente che «ride fino alle lacrime» davanti alle sue grida, villaggio e circo distrutti dal fuoco. Così, nel testo scritto dal Papa emerito per l’edizione russa del volume sulla liturgia, si vede la coerenza profonda del suo pensiero: la preoccupazione Le origini Joseph Ratzinger (2° da destra) con la famiglia: il fratello Georg (2° da sinistra), il padre Josef, la sorella Maria e la madre Maria nel giorno in cui i due fratelli sono stati ordinati sacerdoti, l’8 luglio 1951 per un mondo nel quale «la cosa di Dio non sembra mai essere urgente», per la Chiesa che «è in pericolo quando il primato di Dio non appare più nella liturgia e così nella vita».
Per questo si comincia dal volume sulla liturgia. «Ho fatto leggere questa prefazione ad amici ortodossi: “È fortissima”, mi hanno detto quasi commossi, “si vede che siamo in profonda sintonia”» racconta il professor Pierluca Azzaro, curatore e traduttore dell’edizione italiana dell’Opera omnia e presidente vicario della Accademia «Sapientia et Scientia»: «Il preziosissimo ponte che Joseph Ratzinger getta tra Oriente e Occidente riguarda la liturgia: e indica la strada non vaga e utopica, ma concreta e viva per un vero cammino di rinascita che veda mano nella mano cattolici e ortodossi».