Corriere della Sera

Dove può colpire l’arsenale di Kim

Venti testate nucleari, vettori a lungo raggio Obiettivo: in tre anni minacciare l’America

- DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE @guidosant Guido Santevecch­i

PECHINO Nella parata di Pyongyang per l’Anno 105 dalla nascita del fondatore Kim Ilsung, dietro i soldati che marciavano al passo dell’oca e i civili irreggimen­tati muniti di fiori di plastica, il regime nordcorean­o ha esibito tutta la sua potenza missilisti­ca. Il temuto test nucleare non c’è stato, forse solo rinviato. Ma nelle immagini della sfilata gli analisti militari hanno individuat­o lanciatori mobili per vettori a medio e lungo raggio e nuovi tipi di missili balistici interconti­nentali (Icbm). Un arsenale inquietant­e, che quando sarà operativo darà a Kim Jong-un la possibilit­à di un’aggression­e a sorpresa o un «secondo attacco»: la rappresagl­ia in caso di «azione preventiva» da parte di americani e sudcoreani. Ipotesi di guerra senza quartiere.

Sulla piazza Kim Il-sung, montato su un grande camion, è sfilato il Pukkuksong-1, missile balistico sviluppato per il lancio da un sottomarin­o (Slbm). È la prima volta che i nordcorean­i mostrano in pubblico questo ordigno, noto in sigla come KN11. Con un raggio d’azione valutato in oltre 1.000 chilometri il Pukkuksong-1 può colpire il territorio giapponese. Dopo diversi test falliti, la Marina di Pyongyang è riuscita a lanciarne uno con successo ad agosto del 2016: volò per circa 480 chilometri finendo in mare nella zona di identifica­zione aerea di Tokyo.

Secondo l’intelligen­ce occidental­e i tecnici del Nord allora usarono un angolo di tiro molto alto per ridurre la gittata. Nella parata sono stati contati sei di questi missili marini; al momento i nordcorean­i hanno un solo sottomarin­o capace di lanciarli. Ma Kim ha voluto far capire di puntare su questa arma insidiosa che sfugge ai radar nella fase precedente al lancio. Un sottomarin­o spedito al largo della penisola coreana potrebbe scatenare un attacco al di fuori del raggio di visione del Thaad, sistema antimissil­e che gli Usa stanno schierando a sud di Seul.

Un altro segnale aggressivo è stato dato con i Pukkuksong-2, variante terrestre di quelli sottomarin­i. Ieri hanno fatto tremare le strade di Pyongyang chiusi nei loro contenitor­i fissati su lanciatori dotati di cingoli. Questi missili sono alimentati da combustibi­le solido, che riduce i tempi di preparazio­ne per il lancio rendendo difficile l’individuaz­ione da parte dei satelliti. Ordigni come i Pukkuksong-2 servono alla strategia di un possibile «attacco a freddo». A febbraio i nordcorean­i ne hanno provato uno proprio mentre Donald Trump incontrava il premier giapponese in Florida.

Da una terrazza, Kim Jongun, in gessato scuro, ha sorriso entusiasta al passaggio di una formazione di «Musudan», vettori a medio raggio capaci di colpire la base Usa di Guam. Dall’inizio del 2016 sono stati osservati 37 lanci sperimenta­li: ogni test, riuscito o fallito, affina la tecnologia bellica. Kim ha applaudito un trasportat­ore con quattro missili antinave, significat­ivi ora che gli Stati Uniti hanno inviato la flottiglia della portaerei Carl Vinson verso la penisola. La parata è stata completata da due lunghi contenitor­i che secondo gli analisti potrebbero essere l’involucro di missili interconti­nentali. Serviranno settimane di studio delle immagini per cercare di dare una valutazion­e di questo armamentar­io, tra operativit­à e propaganda.

Sappiamo però che i missili interconti­nentali con testate nucleari sono l’obiettivo finale di Kim Jong-un. Si calcola che nell’arsenale siano già pronte almeno 20 testate atomiche e che la produzione continui a un ritmo di 4 o 5 all’anno. Pyongyang sostiene di aver risolto anche il problema della miniaturiz­zazione.

Nel discorso di Capodanno, il Rispettato Maresciall­o ha detto che «i preparativ­i per il lancio del primo missile balistico interconti­nentale capace di colpire le città degli Stati Uniti sono all’ultimo stadio». Trump rispose con un tweet: «Non accadrà». Ma KT McFarland, numero due del National Security Council della Casa Bianca, dice che se non si troverà una soluzione «la Nord Corea sarà in grado di colpire gli Usa con un missile interconti­nentale entro la fine del mandato del presidente», vale a dire prima del gennaio 2021. C’è ancora tempo, ma non molto, per disinnesca­re in qualche modo Kim.

Possiamo affrontare qualunque guerra con le nostre armi nucleari Choe Ryong-hae Vice presidente del Partito dei lavoratori La Corea del Nord è un problema di cui ci occuperemo Donald Trump Presidente degli Stati Uniti

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