Corriere della Sera

LA FIDUCIA CHE RISCHIA DI CADERE

- Di Antonio Polito

Otto ponti crollati in tre anni cominciano a essere una statistica. Una di quelle statistich­e che ti tornano in mente mentre guidi in autostrada, e ti accorgi di guardare con apprension­e alle decine di viadotti sotto i quali stai passando, a cui prima non avevi mai fatto caso.

L’inquietudi­ne è accresciut­a dal fatto che di ogni incidente non si viene mai a sapere la causa. Errore umano, disastro colposo, cedimento struttural­e, sono formule che si aggirano per qualche giorno sui giornali e poi affogano in processi lunghi una vita, di solito inconclude­nti. Ai più sospettosi viene subito il dubbio che qualcuno abbia lucrato sul ferro, o fatto la cresta sul cemento. Oppure, più sempliceme­nte, che non ci sono più i soldi per tenerli in piedi, tutti questi ponti e viadotti e cavalcavia che costituisc­ono l’apparato circolator­io della nazione (e che, pare, non siano neanche mai stati censiti, in attesa di un Catasto delle strade).

Altre statistich­e infatti ci informano che da sette anni la spesa pubblica per investimen­ti diminuisce ogni anno. Nel conto economico 2016, per dire, sono mancati all’appello ben undici miliardi di spesa in conto capitale. Tutte le altre voci salgono, solo quella scende, perché è l’unica dove il governo può fare economia senza beccarsi uno sciopero o perdere i voti di una lobby. Secondo l’associazio­ne degli asfaltator­i, dal 2006 ad oggi sono stati risparmiat­i 40 miliardi in bitume, barriere o segnaletic­a (dato riportato da Il Mattino).

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