Corriere della Sera

«Io, medico dell’ospedale del Papa: pronto a tirarmi indietro»

- Fabrizio Caccia

ROMA

«Per una persona cattolica e praticante come me, sarebbe semplice la questione», dice Paolo Maria Rossini, ordinario di Neurologia all’Università Cattolica e direttore dell’Area Neuroscien­ze della Fondazione Policlinic­o Gemelli.

Sarebbe, professore?

«Il corpo umano non è proprietà del singolo, che ne può quindi disporre a piacer suo. Il corpo umano appartiene a Dio e io per questo motivo cercherò sempre di salvarlo, finché è possibile».

E dunque se passerà questa legge...

«Io non mi renderò mai disponibil­e, qualora non fossimo davvero in presenza di rischio di vita imminente e condizioni non più dignitose, a sospendere nutrizione e idratazion­e al paziente. E se la famiglia proprio insiste, io mi farò da parte e ci penserà qualcun altro».

Continui.

«Gli ospedali sono nati per “ospitare” i più deboli e fragili e per difendere la loro vita, non per decidere su vita o morte. Il medico deve lottare per assicurare una vita migliore ai suoi pazienti, non gli si può chiedere di farsi esecutore su ordinazion­e di una rinuncia alla cura. Nessuno, badate bene, poi è tornato indietro per testimonia­rci come e quanto sia stato gradevole trapassare disidratat­o! Così com’è concepito, il ddl propugna un rapporto tra malato e curante

che non compare in nessuna delle legislazio­ni persino degli Stati più “liberisti” che ammettono la liceità dell’eutanasia attiva. E poi in che ginepraio ci cacceremo, sai le diatribe...».

Strascichi giudiziari?

«Sicuro. Capiterà che un figlio denuncerà un medico che ha interrotto le cure a un suo caro perché ha rispettato i voleri di un altro figlio che a sua volta gli aveva prospettat­o le presunte ultime volontà del genitore. E come può decidere un giudice su temi di tale complessit­à? Ancora: sapeste quanti anoressici e depressi dicono al medico “non mi nutrire” e poi, per merito delle cure, si sentono meglio e lo ringrazian­o. Attenzione, poi, alle parole del Papa».

Quali?

«Penso a quando Francesco ci mette in guardia dalla “teoria dello scarto”, dalla visione neoliberis­ta di questa società che tende a non farsi più carico dell’organismo umano quando diventa non produttivo. Attenzione, perché poi finisce che a qualcuno, vedendo un anziano ricoverato in una Residenza sanitaria assistenzi­ale, possa venire qualche tentazione, se nella legge non viene dettagliat­o in modo chiaro dove si può interrompe­re la cura e dove invece no...».

In conclusion­e?

«Spero che la legge non venga licenziata così com’è e che comunque si limiti ad affermare pochi principi generali per regolare le situazioni di reale non ritorno. Spero che venga inserita l’obiezione di coscienza da parte del medico e la riconferma periodica delle proprie volontà da parte del paziente, che negli anni può cambiare idea anche a causa della continua evoluzione della scienza. Forse questa sarà anche la medicina del futuro, ma non mi sembra che sia una medicina migliore e più attenta alla dignità della persona».

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