«Morfina e palliativi riducono il dolore non causano il decesso»
«Ai pazienti oncologici proponiamo la nutrizione artificiale solo se permette nel frattempo di curare una malattia, non se prolunga una situazione da cui non si può guarire». Augusto Caraceni dirige il reparto dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano che segue i malati terminali e ogni giorno si trova a dover decidere limiti e opportunità dei trattamenti. «Per noi è fondamentale accompagnare i pazienti nel modo più rispettoso per la soggettività di ognuno. Privilegiamo i trattamenti che migliorano la qualità della vita e controllano la sofferenza, ma non anticipiamo mai la fine», precisa. «C’è spesso il grande equivoco che la morfina e altre forme di sedativi abbrevino la vita dei malati: non è così, come hanno dimostrato gli studi in materia. Ed è questa la differenza tra le cure palliative e il suicidio assistito o l’eutanasia: in questi due ultimi casi il paziente decide quando morire. Con la sedazione evita di soffrire, ma è la patologia a provocarne la morte».
Proponiamo la nutrizione artificiale solo se la malattia è curabile Un uomo che morirà per un male ai polmoni non deve sentire di soffocare