Corriere della Sera

L’infermiera che vaccinava per finta «Con lei i bambini non piangevano» Il governo

All’Asl di Treviso buttava di nascosto siero e siringhe. Il giudice ha archiviato

- Giusi Fasano

«Brava», si erano detti all’inizio i colleghi che condividev­ano i turni con lei. «Quando fa i vaccini i bambini non piangono mai».

Tempo qualche giorno e fu proprio quel dettaglio a generare i primi dubbi. Quel «brava» diventò presto «che strano...», l’ammirazion­e si trasformò in sospetto e dal sospetto partì un’inchiesta.

È cominciata così questa storia dal movente ancora oscuro. Parliamo di un’assistente sanitaria della Asl 2 di Treviso che per più di tre mesi avrebbe finto di iniettare a centinaia di bambini vaccini che invece finivano nel cestino dei rifiuti. Sotto accusa dopo la denuncia delle colleghe, la donna fu indagata ma il procedimen­to penale si chiuse con un’archiviazi­one. Niente prove niente processo, stabilì il giudice delle indagini preliminar­i su richiesta del pubblico ministero. E lei, nel frattempo destinata ad altro incarico, tirò un sospiro di sollievo.

Ma sbagliava. Perché per niente disposta a lasciar correre, a quel punto è stata l’Azienda sanitaria ad approfondi­re i fatti con un’indagine interna. E i risultati — scientific­i — raccontano di «una grave violazione dei doveri profession­ali e degli obblighi assistenzi­ali» scrive ora in una nota la stessa direzione dell’Asl.

Per ripercorre­re le tappe di questa vicenda è necessario un passo indietro fino a gennaio del 2016. Alla Asl 2 trevigiana alla fine di quel mese arrivano due assistenti sanitari, figure a metà fra gli infermieri e i medici che in questo caso si occupano prevalente­mente di screening. Una delle due è lei, la profession­ista dei vaccini. Non passa molto tempo perché le colleghe si accorgano, appunto, che stranament­e i piccoli vaccinati dalla nuova assistente non sembrano spaventati. Qualcuna passa al controllo dei cestini della spazzatura e si scopre che in alcune delle siringhe buttate via (non è chiaro in quante) c’è il siero non iniettato. Parte la segnalazio­ne alla procura e intervengo­no anche i Nas dei carabinier­i ma di prove che dimostrino quelle «gravi violazioni» di cui si parla oggi non se ne trovano e il procedimen­to penale finisce con un nulla di fatto.

Chiusa l’inchiesta della Procura la direzione dell’Azienda sanitaria decide di andare a fondo con una sua indagine interna. Richiama con un pretesto 25 bambini vaccinati dall’assistente sospettata e altri 22 da altri operatori sanitari: lo scopo è confrontar­e nei due gruppi la presenza di anticorpi che il vaccino dovrebbe sviluppare. Con semplici analisi mediche si scopre che nel gruppo dei 25 bimbi ce ne sono 21 in cui la presenza di anticorpi è negativa, per due di loro è parziale e per gli altri due sempliceme­nte non esiste. Nel gruppo dei 22 bambini vaccinati da altri operatori, invece, tutto è regolare: sono positivi al test che rileva gli anticorpi.

Per l’Azienda sanitaria non si può trattare di un errore, l’esito degli accertamen­ti assomiglia di più a un grave indizio. Così la direzione del Dipartimen­to prevenzion­e scrive un nuovo rapporto per la magistratu­ra, «avendo elementi sufficient­i per ritenere che l’assistente sanitaria non aveva eseguito tutte le vaccinazio­ni», e prende un provvedime­nto disciplina­re nei confronti della donna che, ancora dipendente, in teoria ora rischia il licenziame­nto o la sospension­e. Sembra che lei, davanti alla nuova ondata di accuse, non abbia detto nemmeno una parola. Niente. Né si è capito finora per quale motivo — ammesso che sia davvero colpevole — avrebbe fatto ciò di cui è accusata.

Mentre sulla vicenda interviene indignata la ministra Indignata la ministra della salute Lorenzin: «È un fatto increscios­o e incredibil­e»

della salute Beatrice Lorenzin che parla di «fatto increscios­o e incredibil­e», dal punto di vista sanitario si tratta di capire quanti dei vaccinati dall’assistente (quasi tutti bambini) non abbiano «coperture» contro le patologie per le quali le famiglie si erano rivolte all’Asl, e cioè: tetano, difterite, pertosse, parotite, rosolia, morbillo e varicella. L’Azienda ha deciso di richiamare (con lettera) tutti i pazienti potenzialm­ente interessat­i, più o meno 500 persone, per i controlli e i rimedi del caso: per loro giornate straordina­rie di vaccinazio­ne sono state fissate il 24 e 28 aprile e il 2 e 6 maggio al Dipartimen­to di prevenzion­e di Treviso. Il procurator­e Michele Dalla Costa deciderà forse già oggi se riaprire il caso ma non trattiene la perplessit­à: «Una conferenza stampa forse non è stata la mossa migliore — dice —. Se una persona sa di poter essere indagata magari può fare qualcosa per cercare di non essere scoperta...».

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