Investimenti e povertà Quella strana tenaglia che stringe l’economia
C’è attesa per i dati degli ordini che l’Ucimu, l’associazione confindustriale dei produttori di macchine utensili e robot, pubblicherà la prossima settimana. Da quei numeri si incomincerà a capire se il Piano Industria 4.0 sta funzionando ovvero se gli investimenti privati, favoriti dai super-incentivi fiscali decisi dal governo, hanno ripreso a fluire come ci si aspetta (e si spera). L’attesa per il dato sul rinnovo dei macchinari si alimenta anche con quanto ha detto ieri il direttore per la produzione statistica dell’Istat, Roberto Monducci, che ha ricordato come il 2016 è stato il settimo anno consecutivo di calo degli investimenti. Nell’audizione parlamentare resa per il Def il dirigente Istat ha anche sostenuto che se vogliamo tener fede agli obiettivi di incremento del Pil previsti per il ‘17 (+1,1%) c’è bisogno di uno scatto. Perché, evidentemente, la partenza del primo trimestre è stata più lenta delle attese.
Per tornare agli investimenti vale la pena tener presente che il calo settennale è stato condizionato per una buona parte dal crollo dell’edilizia: negli anni della Grande Crisi i macchinari per le costruzioni hanno fatto segnare un catastrofico -38,6% e gli investimenti in case -26,9%. Anche il manifatturiero è calato — lo testimoniano la mancata sostituzione degli impianti e il ritardo nella digitalizzazione — ma con una quota meno catastrofica delle costruzioni (-11,8%). E’ interessante sottolineare come anche il ristagno degli investimenti pubblici abbia avuto il suo peso: sempre nello stesso periodo la pubblica amministrazione e la sanità sono scese del 29,3%.
Monducci ha anche fornito gli ultimi dati sulla povertà, a pochi giorni dal varo del provvedimento del Reddito di inclusione. Ebbene le persone che vivono in uno stato di grave deprivazione materiale sono l’11,9%, in termini assoluti 7,2 milioni di cittadini. Le cifre sono sostanzialmente le stesse del 2015, nonostante il leggero miglioramento delle condizioni generali dell’economia. Spaccando il dato veniamo a sapere che la situazione è leggermente migliorata per i minori mentre è seccamente peggiorata (di 3 punti) per gli over65. È chiaro che non c’è nessun legame diretto tra crollo degli investimenti e il consistente stock di nuovi poveri ma i due fenomeni letti assieme rendono l’immagine di cosa comprima da monte e da valle l’economia italiana: una tenaglia.