La nipote Le Pen a sostegno della zia
Più a destra possibile, nell’ultimo tratto di corsa, Marine Le Pen sul palco di Marsiglia accetta anche il sostegno della nipote, deputata e rivale interna nel Fronte nazionale, Marion Maréchal. E Marion accende il comizio, evoca «il mercato dei ladri, le sfilate di djellabah e i venditori di burqa» in certi quartieri della città. Chiama voti per la zia, «unico baluardo di una Francia cristiana, greca e romana, dinanzi alla minaccia e alle rivendicazioni degli islamisti». Applausi scroscianti.
A pochi giorni dal primo turno delle presidenziali, dopo una leggera flessione nei sondaggi, la linea di Le Pen è apertamente quella di conquistare i voti più rabbiosi. È arrivato il momento di «un’insurrezione nazionale — grida al suo turno Marine ai cinquemila sostenitori nel bastione del Sud —, un’insurrezione democratica per restituire la Francia al proprio popolo. Un ciclo sta volgendo alla fine».
La candidata Le Pen vede concretamente la possibilità di farcela. Estremamente probabile, secondo molte rilevazioni, il suo passaggio al ballottaggio, il suo elettorato risulta il meno incerto, dunque il più affidabile e le garantirebbe almeno un 22 per cento di preferenze. È per lei il momento giusto per battere sui temi chiave del Front National: sicurezza, immigrazione e paura dell’Islam.
Il presidente Hollande pensa di aver sbagliato a non ricandidarsi. In un quadro frammentato avrebbe avuto chance
di pioggia». In realtà, il «presidente normale» non ha saputo affrontare un’epoca straordinaria. Che è appena cominciata.
Fonti del ministero dell’Interno spiegano che la vera questione non è certo chi volesse uccidere la cellula Isis di Marsiglia. Attentare alla vita di un candidato all’Eliseo è molto complesso. Colpire a caso è facilissimo. Nel covo del quartiere popolare dal poetico nome Bella di Maggio sono stati trovati tre chili di esplosivo Tatp: tanto basta per distruggere due palazzi; gli attentatori del Bataclan ne avevano con sé solo 50 grammi. I poliziotti sono in rivolta per i turni massacranti, cui si aggiunge ora la sorveglianza di 67 mila seggi e di tutti gli obiettivi simbolici; a cominciare da Notre Dame e dalla Tour Eiffel, considerati l’ossessione degli islamisti. Da due mesi sono in carcere Thomas S., 20 anni, e la sua fidanzata sedicenne, ribattezzati «gli innamorati della Tour», che volevano far saltare. Dietro l’apparente normalità e la ritrovata gentilezza, i parigini mascherano un trauma che ogni nuovo allarme risveglia. L’associazione Vittime del 13 novembre ha smascherato tre impostori: si erano fatti tatuare la data, l’immagine del Bataclan, una Marianna piangente; rilasciavano interviste su come erano sopravvissuti; ma al Bataclan non erano mai stati.