Corriere della Sera

NOI, RAGAZZI ANTI TABÙ

Difficoltà, sforzi e speranze delle seconde generazion­i che cercano di conciliare la cultura dei loro genitori con i costumi e le regole del Paese in cui sono cresciuti Il ruolo della scuola, dove si manifesta la «diversità»

- di Germana Lavagna e Kibra Sebhat

he cosa pensano le ragazze e i ragazzi della nuova generazion­e di italiani? Che cosa sperano, quali modelli hanno, come immaginano il futuro? E soprattutt­o: come riescono a conciliare la cultura dei genitori con usi, costumi e regole del Paese in cui sono cresciuti?

La cronaca nera riferisce di vicende drammatich­e: veli imposti con la forza, matrimoni che diventano incubi, botte e segregazio­ne. La quotidiani­tà, spesso, è più leggera, quasi sempre meno violenta. Lo scontro generazion­ale, però, esiste. Ed è particolar­mente duro per le ragazze, che devono contrastar­e mentalità arcaiche e maschilist­e a volte derivanti da un’interpreta­zione retrograda dell’Islam. «Siamo costretti a mediare tra il mondo famigliare e la società», dice Esraa Abou El Naga. Sono giovani gravati da grandi responsabi­lità. Pratiche: accompagna­re la mamma dal medico e fare da interprete, per esempio, parlare con gli insegnanti del fratello minore. Sociali: aiutare gli ex immigrati ora cittadini italiani a «integrarsi», senza abbandonar­e le proprie origini.

È la questione più difficile del Millennio. E non possono affrontarl­a da soli. La scuola ha un ruolo centrale, primo spazio in cui si manifesta la «diversità» e la necessità di una mediazione. Ma serve poi il contributo di tutti. Queste sono le testimonia­nze di alcuni ragazzi di seconda generazion­e (a. cop).

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