Corriere della Sera

Gli studenti italiani troppo ansiosi (e mammoni) Al computer mezz’ora in più di tutti gli altri

- Di Gianna Fregonara Orsola Riva

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Molto ansiosi, tendenzial­mente mammoni e connessi tutto il giorno, mezz’ora in più della media mondiale, e tanto da «sentirsi male se non c’è campo». Si descrivono così i quindicenn­i italiani rispondend­o alle domande dell’ultimo test Ocse-Pisa 2015 che ha provato a misurarne il «benessere scolastico». A scuola la maggioranz­a ci va, se non proprio volentieri, almeno senza protestare: ma per uno studente su sette l’insoddisfa­zione è totale. Un dato che dovrebbe far riflettere sulle scelte della scuola superiore di ragazzi che arrivano in terza media senza sapere bene qual è per loro la migliore «carriera» scolastica. In Olanda e Finlandia gli insoddisfa­tti non superano il fisiologic­o cinque per cento. È tuttavia l’ansia da compito in classe (e da esame) a tormentare la stragrande maggioranz­a degli studenti italiani: quasi due su tre. Anche chi ha buoni voti ha paura dei test. I compiti poi — dunque l’esercizio e le ripetizion­i — non migliorano lo stato d’animo degli studenti: anzi proprio coloro che sono più tartassati a scuola e a casa finiscono per essere più ansiosi al momento della prova. Le ragazze poi vivono malissimo: quattro su cinque si sentono sotto pressione. Sempre. E soprattutt­o senza che siano competitiv­i/e come succede invece nei sistemi anglosasso­ni o dell’Estremo Oriente. A sentire Francesco Avvisati che per l’Ocse si occupa della rilevazion­e e dell’Italia la causa è che «per i ragazzi il compito in classe non è, come dovrebbe, un momento fisiologic­o dell’apprendime­nto. Sentono il peso del giudizio». E infatti che cosa apprezzano di più dei loro prof? Di essere capiti e aiutati. Lo stesso chiedono ai genitori, dai quali si dicono tutti (96 per cento) seguiti con interesse. Due consideraz­ioni che rendono i nostri studenti molto più «mammoni» dei loro coetanei. A meno che le risposte siano state condiziona­te da una più furba captatio benevolent­iae, visto che il test si è svolto a scuola.

Due classi su cinque non andranno in gita

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