La grande sete della Somalia e i dromedari perduti nel deserto
Carcasse di dromedari, distese a centinaia nel mezzo del deserto somalo, dove il cielo incontra l’orizzonte e la calura crea il miraggio dell’acqua. Persino gli animali più abituati ai climi torridi, capaci di resistere per un mese senz’acqua, non ce la fanno. Perché non c’è posto dove andare a dissetarsi: i pozzi sono secchi, i villaggi abbandonati e anche gli Stati vicini sono rimasti all’asciutto. In alcune zone del Sud Sudan è già stata dichiarata la carestia.
L’ecatombe di dromedari — soltanto nel Somaliland, la regione a nord, si stima ne siano morti oltre 400 mila, un quarto dei capi — fa capire la gravità della siccità che sta colpendo la Somalia. Il ricordo della carestia del 2011 è ancora vivo tra i somali. La chiamarono «Terimow», la stagione della morte. Lasciò senza vita oltre 250 mila persone, la metà bambini. Ma quella di oggi si preannuncia più grave: il governo ha proclamato lo stato di calamità nazionale dopo la morte di 110 persone in 48 ore nella sola regione di Baidoa; la carestia minaccia ora oltre 6 milioni di persone, venti milioni nell’Africa Orientale. «La peggiore crisi umanitaria dalla fine della Seconda guerra mondiale» l’ha definita l’Onu.
All’origine di quest’emergenza non c’è soltanto il surriscaldamento globale. Non a caso le aree più colpite sono quelle in cui spadroneggiano le milizie Shebab che non permettono alle organizzazioni umanitarie di portare gli aiuti.
La siccità sta decimando il bestiame facendo precipitare questa fragilissima economia. La Somalia è il primo esportatore di dromedari. Il commercio di questi animali frutta ogni anno l’equivalente di 50 milioni di euro, una manna in un Paese dove tre somali su quattro vivono sotto la soglia di povertà. Ma non è soltanto una questione economica. Non a caso i somali hanno 46 modi per dire dromedario: «Questo animale è al centro della nostra cultura nomade — dice a Le Monde Jama Mousse Jama, direttore del centro culturale di Hargeisa, nel Somaliland — serve da mezzo di trasporto, da regalo di nozze, eredità ed è presente ovunque nella nostra letteratura. La morte dei dromedari è anche la morte della nostra civiltà».